Michela Di Biase, la carriera e l’unione con Dario Franceschini
Michela Di Biase è la seconda moglie del ministro della Cultura Dario Franceschini. Anche Michela è una politica. Fa parte delle file del Partito Democratico assieme al marito. Per il momento, la donna ricopre il ruolo di consigliera regionale del Partito Democratico nella regione Lazio. Michela è nata a Roma nel 1980. La sue età è dunque di 42 anni. Nella Capitale è cresciuta nella periferia sud-est, nel quartiere Alessandrino. Tuttavia, non si deve pensare a lei solo come la “moglie di”. Infatti, ancora prima di conoscere il suo attuale marito, aveva alle spalle una lunga carriera politica. Il suo impegno politico, infatti, risale ai tempi in cui frequentava il liceo classico “Benedetto da Norcia”. Un impegno che poi ha portato avanti anche durante la laurea, conseguita in Storia e conservazione del patrimonio artistico all’Università Roma Tre. Dopo la fine del percorso di studi, Michela Di Biase, ha iniziato a lavorare per un’azienda pubblica, senza comunque mai smettere di fare politica. La sua elezione a consigliere comunale di Roma è arrivata nel 2006. Da questo momento in poi Michela si dedicherà solo alla politica.
Per Roma, si occupa della promozione e della tutela del Patrimonio Artistico e Culturale, sostenendo numerosi eventi. In questi anni è stata anche capogruppo del Partito Democratico. Attualmente è nella commissione Urbanistica. Michela ha sposato Dario Franceschini nel 2014 e da allora i due vivono una felice relazione. Tra i due c’è una differenza d’età di 22 anni ma questo sembra non aver intaccato il loro rapporto, caratterizzato da interessi comuni come la politica e la cultura
Michela Di Biase e l’impegno come attivista: “C’è bisogno di riflettere…”
Michela Di Biase è diventata mamma nel 2015 della piccola Irene. Michela è anche un’attivista dal profondo spirito femminista. Ha fondato l’associazione FARE, acronimo di Femminista, Ambientalista, Radicale ed Europeista, tutte parole volutamente declinate al femminile. Parlando dell’associazione in un’uintervista a Vanity Fair aveva rivelato: “C’è bisogno di riflettere, di approfondire, di tornare a studiare. E c’è bisogno di più donne, in politica ma anche nelle aziende”. Poi aveva aggiunto: “C’è bisogno di fare delle scelte radicali, di prendere posizione. Radicali significa essere coraggiosi. E come atteggiamento radicale mi viene in mente l’elemosiniere del Papa che si è calato in un pozzo per togliere i sigilli e ripristinare la corrente in un palazzo di Roma occupato e abitato da 450 persone. Essere radicali vuol dire avere il coraggio delle proprie azioni, scegliere un punto di vista e portarlo avanti, non ci dobbiamo accontentare delle soluzioni semplici. Femminista perché è necessario difendere i diritti acquisiti ma la strada da fare è ancora lunga per ridurre il “gender gap”. Poi c’è l’Unione Europea perché non si può pensare al contesto italiano senza pensare all’Europa. È lo spazio entro cui bisogna muoversi, quello in cui proiettarsi. E l’ambiente è l’altra sfida importante che coinvolgerà tutte le prossime generazioni. È il tema dei temi, fondamentale per migliorare la qualità della vita”.