«Mio nonno era un fascista della prima ora, e lo è rimasto fino alla morte […] Il vero dovere era sciogliere la mia vergogna, quella che mi ha impedito di diventare mamma, per paura di trasmettere ai miei figli qualcosa di sbagliato»: sono bastate queste poche parole di Michela Marzano, scrittrice, filosofa ed ex parlamentare Pd, a scatenare una certa polemica derivata dall’uscita del suo ultimo lavoro “Più libri più liberi” dove parla anche della sua famiglia.
Per una delle pensatrici più care alla sinistra, il concetto che passa è decisamente inquietante (sebbene parta da un indiscutibile e non contestabile dramma familiare): se si ha un passato del genere, ovvero un nonno fascista, allora è meglio non fare figli. «Il punto di partenza è quello, avevo tanta vergogna, talmente tanta che pensavo che non avessi il diritto di far nascere un bambino o una bambina, perché avrei trasmesso qualcosa di sbagliato», ha spiegato ancora Michela Marzano presentando il suo nuovo libro all’arena Robinson di “Repubblica” negli scorsi giorni.
LA SINISTRA E LA ‘VERGOGNA’ FAMILIARE
Al di là del racconto personale e familiare di cui nessuno ovviamente (e giustamente) può stare a sindacare le scelte, anche se non condivise, ci resta alquanto agghiacciati il concetto che sottende il ragionamento di Michela Marzano. Come se davvero si potesse “trasmettere” per via ereditaria, quasi genetica, un “gene” politico e ideologico come quello del nonno fascista. Giovanni Sallusti su “Libero Quotidiano” prende sul serio questo “ragionamento” e lo porta alle estreme conseguenze: «La signora sta ventilando l’ipotesi che una certa visione del mondo, perfino una certa dottrina politica, siano innate, e lo siano perché inscritte nei geni e quindi trasmissibili per ereditarietà. Un determinismo elementare e un biologismo gretto che sono, queste sì, posizioni eminentemente fasciste, e non c’è bisogno di aver frequentato». “Libero” fa un passo in più e considera cosa sarebbe successo se un ragionamento del genere l’avesse detto qualcuno di area conservatrice-liberale di destra, magari proprio sulle colonne dei giornali considerati dalla sinistra alla stregua del “neo-fascismo”: «sarebbe stato tradotto in ceppi davanti alla Commissione Segre riunita in sessione straordinaria. Ma alla Marzano va bene, perché è della rive gauche».