È uno scontro tra amore e odio quello avvenuto ieri a Como con la morte di Don Roberto Malgesini secondo la “lettura” che ne fa oggi su La Stampa la filosofa Michela Marzano: il prete 51enne – ucciso da un tunisino irregolare che da tempo veniva aiutato e soccorso da Don Roberto nella sua parrocchia – ha scosso la comunità locale e nazionale, con lo scontro politico subito partito sulla scia di quanto avvenuto di recente nel dramma di Colleferro. Per la Marzano però, il “mandante” culturale dell’assassinio di Don Roberto è chiaro: «Matteo Salvini per l’ennesima volta non ha esitato a strumentalizzare la tragedia affermando che don Roberto ha smesso di vivere per mano di chi, non avendo il diritto di restare in Italia, “ringrazia a coltellate”». Citando il responsabile della Caritas di Como, Roberto Bernasconi, la Marzano scrive «È una tragedia che nasce dall’odio che monta in questi giorni ed è la causa scatenante al di là della persona fisica che ha compiuto questo gesto». Secondo la filosofa e scrittrice, serve uscire dalla logica del “credito” e “debito”, non spiega nulla quel “tradimento” ricevuto da Don Roberto nell’essere ucciso da chi aveva soccorso e amato: «quel sacerdote era un uomo buono che donava gratuitamente nonostante i divieti del sindaco e le multe dei vigili».
L’AMORE GRATUITO E L’ODIO DIFFUSO
Per questo, secondo Michela Marzano, Don Roberto incarnava il Vangelo scommettendo e rischiando come fece il vescovo Myriel nel celebre romanzo “I miserabili” di Victor Hugo: «scommette su Jean Valjean nonostante l’uomo lo abbia appena derubato e davanti ai gendarmi afferma di essere stato lui a regalare all’ex galeotto i candelabri in argento». Fiducia, amore e perdono: solo che nel caso di Jean Valjean il riscatto dopo quell’amore gratuito è pieno, nel caso di Don Roberto arriva la tragica follia assassina: questo però per la Marzano non cambia la “morale” della storia, con Matteo Salvini come principale protagonista in negativo. Per la filosofa «il leader della Lega si metta l’anima in pace e la smetta di fomentare l’odio: non è questo il messaggio di Don Roberto, non è questo che ci ha insegnato». Affondo finale sempre contro Salvini, «quest’uomo buono è vittima proprio di quell’odio che Salvini alimenta [… ] è solo interrompendo questo odio, iniettando fiducia nella società, che si potranno raccogliere i frutti della carità seminata con gratuità e mitezza da Don Roberto».