MICHELA MURGIA E QUELL’ERRORE ALL’ORIGINE DELLA “FAMIGLIA QUEER”
La “famiglia queer” di Michela Murgia è apparsa ai funerali sabato nella Chiesa degli Artisti a Roma per dare l’ultimo saluto alla scrittrice e polemista sarda: il sacerdote, teologo e docente Don Salvatore Vitiello su “La Verità” ripercorre le origini di quella “insolito” gruppo creatosi ad un mese dalla morte di Michela, già in stato avanzato della malattia incurabile che l’ha colpita. Una famiglia “queer” ha sempre sostenuto Michela Murgia dopo il matrimonio “forzato” con il marito Lorenzo Terenzi; una famiglia “elettiva” che nelle idee della scrittrice avrebbe dovuto sostituire già da tempo l’antiquata e “ipocrita” famiglia fatta da meri legami di sangue.
Nel chiedersi cosa possano avere insegnato alla facoltà di Scienze Religiose e in che modo Murgia possa aver avuto anche incarichi di rilievo nell’Azione Cattolica di Sardegna, la critica del prete-teologo è ben più profonda di una mera contrapposizione ideologica: «la sostituzione della famiglia con legami elettivi sarebbe una catastrofe antropologica, devastante anche per la ragione umana ed il comune buon senso», si legge nel lungo editoriale scritto oggi su “La Verità”. All’origine vi è infatti un equivoco non sviscerato dalla lode della famiglia queer costruita da Murgia: «all’origine della famiglia di sangue c’è sempre un legame elettivo. Uomo e donna si scelgono, si eleggono e, da quel legame elettivo libero, nasce la famiglia di sangue», spiega ancora Don Vitiello. Appartenere ad una famiglia di sangue è nei fatti una prima “scuola di alterità”, dove si impara a relazionarsi con «altro da se stesso e non solo con i propri desideri e/o capricci».
DON VITIELLO: “LA FAMIGLIA DI SANGUE PRECEDE OGNI ALTRO LEGAME ELETTIVO”
È proprio segno della Provvidenza il venire al mondo inseriti in una famiglia “di sangue”, un contesto che non si è scelto in prima battuta, «dove si possa imparare l’amore per tutti, anche per chi vive e pensa differentemente». Secondo il teologo torinese l’assunto evangelico di San Matteo viene sempre buono: «se amate solo quelli che vi amano, che merito avete? (Mt 5,43)». L’apertura all’altro come può avvenire se ci si sceglie solo tra quelli che la pensano “come noi”? Un concetto simile, anche se decisamente molto meno teologico, lo sostiene in queste ore anche Giampiero Mughini che pure con Michela Murgia condivide un’appartenenza alla sinistra storica italiana: «Saviano nel commemorarla vantava il fatto che lei era una che “prendeva posizione” […] Quelli così in realtà vogliono dire la posizione che va presa è la loro, e guai a prendere una posizione diversa».
Ma ritornando nei canoni della de-costruzione teologica della “famiglia queer” per capire meglio quale convenienza umana abbia ancora oggi il matrimoni proposto dalla Chiesa di Cristo, Don Vitiello scrive ancora su “La Verità” che la famiglia “elettiva” è un atto di egoismo, un «grossolano errore antropologico». Per il sacerdote, «è solo Cristo l’Unico Amore che salva nel sangue: la famiglia di sangue precede in modo irrinunciabile ogni altro legame elettivo, ne è scuola, ed è essa stessa frutto di elezione libera». Un legame di sangue insegna all’umanità ad amare per davvero, con all’origine una scelta “elettiva” tutt’altro che “allargata” o “queer”.