La sua penna è prolifica come non mai e basta dire il nome di Michela Murgia per accostarla subito alla letteratura vincente degli ultimi decenni italiani. Si parlerà di lei durante la trasmissione Le ragazze. Anche nel suo passato c’è un libro importantissimo, Le nebbie di Avalon dell’autrice Marion Zimmer Bradley. Più che un libro si tratta di un vero e proprio spirito guida, un compagno che le ha permesso di attraversare l’adolescenza con un bagaglio speciale: le sue considerazioni sul rapporto fra donne e potere, grazie alla figura delle sacerdotesse di Avalon. “Morgause, la sorella oscura delle tre ragazze di Avalon, mi ha insegnato che potevo essere femminista e allo stesso tempo non essere affatto ‘buona’”, dice a Serena Dandini per Io Donna. Una rivelazione che la aiuterà a non pensare ad un futuro perfetto o da prima della classe, nella speranza di potersi sedere alla tavola rotonda dei Cavalieri. “È la cosiddetta sindrome di Ginger Rogers: fare tutto quello che fa Fred Astaire, ma all’indietro e sui tacchi a spillo”, aggiunge. “I personaggi che ho scritto non sono eroi, ma persone assolutamente comuni che da sole non combinerebbero niente e che invece insieme possono risolvere qualsiasi problema e difficoltà”, dice invece a Il Libraio parlando del suo libro Noi siamo tempesta, ma che rappresenta in generale la sua idea di donne e uomini: niente eroi e eroine, solo persone.



Michela Murgia, Le Ragazze: femminismo come punti fermi

Il femminismo è uno dei punti fermi di Michela Murgia, saggista e scrittrice prolifica di sicuro successo. Alle spalle una Sardegna che le ha trasmesso tanto e che ha cullato la nascita dei suoi pensieri femministi, di quella lotta non lotta al potere che parla solo di pari condizioni. “La Sardegna ha un immaginario femminile molto codificato. Non voglio dire liberante, perché non lo è. È un immaginario responsabilizzante: benché dentro gli stereotipi, le donne sarde sono donne forti, è richiesta una caratteristica di resistenza, di determinazione e di potere, nella misura in cui un sistema patriarcale ti concede un potere”, dice a La Balena Bianca. Lei, che si è avvicinata alla scrittura grazie ad una comunità online, ha un rapporto tiepido con la rete e i nuovi media, come le generazioni dagli anni Novanta in poi. “Non solo rifiuto la distinzione virtuale / reale – tutto quello che causa una reazione in me è vero – ma credo anche che i social siano spazi narrativi. Facebook è uno spazio narrativo; ditemi voi se Instagram non è uno spazio narrativo”, sottolinea. Oggi, sabato 19 ottobre 2019, Michela Murgia sarà ospite di Le Ragazze su Rai 3 e parlerà della sua esperienza di donna all’interno di un’epoca più o meno evoluta, ma ancora retrograda sotto molti aspetti. “Senza internet io non sarei diventata una scrittrice: non avrei mai scritto un libro di carta e non lo avrei mai mandato a un editore”, evidenzia invece a Club Milano parlando del suo Il mondo del sapere, inizialmente pensato come un blog che ruota attorno alla realtà degli operatori di call center, piegati dallo sfruttamento economico e dalla continua manipolazione psicologica.

Leggi anche

“La famiglia queer non è una vera famiglia”/ Marcello Veneziani: “modello Murgia non è eterno né fecondo”