Premessa doverosa: per fortuna – per il momento, quantomeno – si può ancora avere gusti, giudizi e preferenze diverse da quelle “omologate” che consiglia “la massa”. Di certo però stupisce riscoprire un attacco durissimo e netto ai testi di Franco Battiato avanzato da Michela Murgia nel giorno della scomparsa del grande artista siciliano: solo un anno fa in un video dal suo canale YouTube il titolo spiazzò tutti, «Il finto intellettualismo di Franco Battiato».



E così la scrittrice attivista per i diritti delle donne riflette sulla totale contrarietà ai testi delle canzoni del grande cantautore: «C’è un misterioso equivoco in forza del quale Franco Battiato gode di un’aura da intellettuale che non ha alcun appoggio sui suoi testi», attacca l’editorialista de La Stampa, aggiungendo «Non sappiamo se sia la suggestione indotta dall’uso di parole difficili e geografie esotiche o la fascinazione del misticismo orientale evocato – ma mai dispiegato – nei testi di Fleur Jaeggy. Ci resta però un dubbio: e se il vero gesto intellettuale di Battiato fosse semplicemente l’elettronica?». Murgia però va ben oltre e attacca il coro di “pro-Battiato” che abbiamo assistito anche in queste ore di triste lutto dopo la sua morte: «è considerato un autore intellettuale e invece ti vai a fare l’analisi dei suoi testi e sono delle minchiate assolute. Citazioni su citazioni e nessun significato reale. Tolti due testi, forse».



DA MICHELA MURGIA A DARIO FO: GLI “ANTI” BATTIATO

In particolare il testo di “Cuccurucucu Paloma” viene preso ad esempio da Michela Murgia per definire le opere di Battiato come tutt’altro che profonde o colte: «Dov’è la pregnanza del testo? Anche Parco Sempione di Elio mi evoca un mondo però c’è anche un significato nel momento mi sta dicendo: il Parco Sempione è uno dei polmoni di Milano, non lo devi toccare. Con Cuccuruccucu Battiato cosa mi sta dicendo?». Parafrasando Murgia, di fatto l’opera di Battiato è una sonora “minchiata” solo perché non ha una morale o quantomeno non è immediatamente comprensibile dalla scrittrice sarda. Particolarmente divertente fu la replica scattata dalla rivista “Rolling Stone” alcuni giorni dopo il video divenuto virale: «La gente la canta perché la ama, cara Murgia. Questo è il successo di un’opera d’arte. Andatevi a rivedere quel video di Umberto Eco in cui dice che i classici sono solo i best seller del loro tempo. Quelli più amati dalla gente. Non quelli con più pregnanza (che parola orrenda)», o ancora «Basta con questo approccio letterale da marxisti anni ’70. Che due coglioni. Lasciateci vivere. Ridateci i punk, i beat, i pazzi, gli sfrenati. Battiato canta quelle frasi senza senso (che poi sono. Un rimando altissimo al metodo del cut-up di Burroughs) e ha fatto sognare milioni di persone. Ripeto: quante persone ha fatto sognare Michela Murgia coi suoi libri? Purtroppo è solo questo che conta per un autore. Il resto sono chiacchiere su YouTube». Al di là delle considerazioni che si possono fare, forse la risposta migliore a Murgia l’avrebbe data lo stesso Battiato, un po’ come quella volta in cui Dario Fo al termine di un concerto del cantante siciliano andò da lui per dirgli «i tuoi testi non mi piacciono». La replica netta di Battiato fu però epocale: «E a me che ca*** me ne frega?’. Eravamo sullo stesso piano, a quel punto. Ma non mi ritengo intoccabile, anzi. Se mi avesse criticato in un’altra maniera avrei anche apprezzato. È sempre il modo. Si può essere critici senza essere brutali».