CHI ERA MICHELANGELO BUONARROTI?
Michelangelo Buonarroti ha bisogno di poche presentazioni. L’artista toscano è infatti considerato uno dei grandissimi protagonisti del Rinascimento italiano nonché uno dei più grandi artisti di tutti i tempi. Il suo nome è legato ad opere conosciute in tutto il mondo come il David esposto a Firenze, il Mosè, ma anche la Pietà del Vaticano, l’affresco della Cupola di San Pietro e nella Cappella Sistina, e molte altre opere rimaste indelebili nel corso degli anni. Michelangelo Buonarroti nacque il 6 marzo del 1475 in quel di Caprese, nei pressi di Arezzo, da una famiglia fiorentina e da un padre che faceva il politico. Michelangelo era il secondo di cinque fratelli, e all’età di 13 anni, nel 1487, approdò presso la bottega di Domenico Ghirlandaio, stimato artista fiorentino dell’epoca, in cui imparò il mestiere.
Di quel primo approccio al mondo dell’arte vi sono poche notizie certe, ma si mormora che Michelangelo non concluse mai il triennio formativo, visto che di lì a breve finì sotto l’ala protettiva di Lorenzo il Magnifico a Firenze. Qui Buonarroti potè apprendere dalle sculture antiche dei Medici, aiutato assieme ad altri allievi da Bertoldo di Giovanni, allievo di Donatello. Fu in questo periodo di soggiorno in casa Medici durante il quale Michelangelo Buonarroti realizzò le sue primissime due opere, la Madonna della Scala e la Battaglia dei Centauri, conservate entrambe al museo di Casa Buonarroti di Firenze. Iniziò così un lungo percorso che porterà l’artista aretino a girare l’Italia e a giungere fino a Roma, dove nel 1508, Papa Giulio II gli affidò l’ambizioso compito di ridecorare la Cappella Sistina, quella che resta una delle opere più maestose dello stesso Buonarroti.
MICHELANGELO BUONARROTI: LA MORTE E LA SUA PRESUNTA OMOSESSUALITÀ
Pochi anni prima, nel 1501, aveva invece dato vita al David, custodito presso la Galleria dell’Accademia a Firenze, mentre il Mosè vene realizzato nel periodo 1513-1515. Morì il 18 febbraio del 1564, quasi ottantanovenne, in quel di Roma, in una residenza modesta a piazza Macel de Corvi, e la leggenda vuole che fino a tre giorni prima di esalare l’ultimo respiro, stesse lavorando alla Pietà Rondanini (da non confondere con l’altra Pietà sempre realizzata da Michelangelo e che si trova invece in Vaticano), donata nel 1561 ad Antonio del Francese, poi acquistata nel 1952 dal Comune di Milano e collocata presso il Castello Sforzesco, dove si trova al momento.
Sempre la leggenda narra che poco prima di morire, il Maestro bruciò i suoi disegni e i suoi schizzi, forse per evitare che qualcuno se ne impossessasse. Inoltre, nella sua abitazione, dopo la morte, venne trovato un vero e proprio tesoro nascosto in una cassa, forse donazioni fattegli nel tempo durante gli incontri con i vari potenti dell’epoca. Michelangelo Buonarroti non aveva moglie ne figli e spesso e volentieri si parla della presunta omosessualità dello stesso, esaminando vari versi che lo stesso scrisse e che dedicò ad alcuni uomini, a cominciare da Tommaso de’ Cavalieri, colui che gli fu vicino fino alla morte. Su questo argomento, comunque, non è stata trovata alcuna certezza.