E’ una bella e profondo intervista quella che Michele Bravi ha rilasciato nelle scorse ore, in vista dell’uscita imminente del suo nuovo progetto musicale Cronaca di un tempo incerto. Con il suo nuovo brano, il cantautore perugino chiude di fatto un cerchio, un periodo di due anni in cui ovviamente il tema principale è stato il covid, il lockdown, le restrizioni e la paura: «Ed è questa, secondo me, la cosa più importante – racconta Michele Bravi parlando con i colleghi di Esquire – avere speranza, alla fine, significa fare tesoro delle cose difficili; non significa solamente ripartire e ricominciare. Significa, soprattutto, trovare un nuovo equilibrio». L’artista ammette di stare bene, «mi trovo in una posizione privilegiata. Ho pubblicato il mio disco durante la pandemia, sono riuscito a suonare dal vivo questa estate, e adesso stiamo cercando di capire cosa fare in inverno. Sono andato avanti, nonostante i moltissimi problemi del mondo dello spettacolo».



E dopo un periodo di lunghissimo stand-by, ora stiamo assistendo ad un vero e proprio «boom artistico: tutti sentono il bisogno di cambiare, di assorbire il trauma, di creare qualcosa di nuovo. E abbiamo tutti la stessa necessità: capire quello che sta succedendo e che è successo. Parlandone, forse, ci possiamo riuscire. Vogliamo dare una forma a questi due anni: vogliamo inquadrarli, analizzarli e superarli». Michele Bravi racconta di come la pandemia sia stata differente questa volta, «Specialmente per la mia generazione. Abbiamo toccato con mano lo stravolgimento: l’abbiamo provato in prima persona. All’improvviso non potevamo più viaggiare. Abbiamo vissuto per mesi con il coprifuoco. E abbiamo capito una cosa: tutte le nostre certezze non sono mai state veramente certe».



MICHELE BRAVI: “MI SONO RIAVVICINATO A MIO PADRE…”

L’intervista ha toccato anche altri temi, come ad esempio quello del rapporto fra padre e figlio: «Ogni percorso artistico ti porta a riflettere sulla tua vita e sulle tue esperienze – dice a riguardo Michele Bravi – io con mio padre ho sempre avuto un rapporto complesso. Non distaccato: complesso. Mi è stata data sempre molta libertà, ma non sono mai riuscito a vederla come tale. Ogni rapporto è così: difficile da capire. A un certo punto, però, mi sono riavvicinato a mio padre. Quando ho capito che anche lui è un uomo. Non siamo abituati a riconoscere la vulnerabilità dei nostri genitori. Tendiamo a non vederli come persone che possono sbagliare».



«Ovviamente – ha proseguito Michele Bravi – non ho la presunzione di mettermi sullo stesso piano di mio padre, ma adesso è più chiaro. Che caratterialmente siamo diversi. E forse è per questo che il nostro rapporto, per molto tempo, è stato un argomento tabù. Questa è la prima volta che voglio parlarne. Per me è più facile affrontare i rapporti di coppia. La famiglia non è una cosa che scegliamo; è come un incastro, e in questo incastro elaborare ogni posizione e ogni ruolo è quasi una sfida». E ovviamente nella vita si cresce, e Michele Bravi non è più un ragazzino: «Ho trent’anni. Ho vissuto molte cose. Sono un uomo: un piccolo uomo, se vuoi. Ma sono un adulto. E da adulto è più facile vedere gli altri, anche i propri genitori, nella loro interezza. Mi dispiace non esserci arrivato prima».