È veramente un mistero, la vita. Puoi essere al massimo della gloria, al massimo della gloria che ti offre questo mondo, perlomeno: puoi essere un vincitore di X Factor, puoi essere un beniamino del pubblico che si appassiona per queste cose. Per la realtà che ci è offerta dallo schermo. Poi, una sera, imprevedibilmente, la realtà vera ti balza addosso: con una macchina fai un incidente e una persona muore. E a te il mondo – fatto di lustrini, di immagini, di illusioni – crolla addosso. E che cosa fai? Ti nascondi. Scappi.
Adesso – ieri – con un’intervista al Corriere della Sera, Michele Bravi, vincitore di X Factor 2013, che ha fatto un incidente in cui una donna è morta e da allora è stato in silenzio, si espone, dice di sé. E dice alcune cose che mettono a nudo l’umano, la stoffa di cui tutti siamo fatti. “Prima quello che mi capitava si divideva in modo binario – dice –: bene o male, bianco o nero, giusto o sbagliato. Ora è tutto diverso. Credo lo capisca chi ha vissuto una tragedia: le cose non le cataloghi”.
E a me non può non venire in mente quel che scrive Solženicyn in Arcipelago Gulag: “La linea di demarcazione fra bene e male passa non fra gli stati, non fra i partiti, non fra le classi, ma attraverso ciascun cuore umano. La linea è mobile, fluttua in noi con gli anni. Anche in un cuore occupato dal male il bene mantiene una piccola testa di ponte. Anche nel cuore più buono c’è un angolo di male ben radicato”.
Dice cose impressionanti, Michele Bravi: “ho avuto la fortuna di avere tante persone che mi hanno stretto forte la mano, ed è stato il miracolo più grande. Ho scoperto di avere tanti porti sicuri che ignoravo. Queste persone mi hanno fatto alzare dal letto, mi hanno portato da mangiare, fatto uscire di casa. Sono tornato un bambino e loro mi hanno rieducato a vivere”.
È morta una persona, Michele Bravi si è nascosto nel silenzio, ha avuto paura del suo male. Ma la vita è fatta così: tutti abbiamo bisogno di qualcuno che, nel fondo del nostro male, non abbia vergogna di noi, ci abbracci così come siamo. Solo così si può vivere.