«La mia tragedia era già enorme, vivere anche l’impatto mediatico è stato traumatico». Così Michele Bravi racconta al Fatto Quotidiano i momenti difficili che ha vissuto dopo l’incidente stradale in cui è morta una donna, Rosanna Colia, e per il quale ha patteggiato un anno e sei mesi. Al dolore per la tragedia si aggiunse quello per il modo in cui i media trattavano la vicenda. «Si erano accaniti terribilmente, con notizie rimaneggiate, che scatenavano un turbinio nel mio privato e ostacolavano la terapia», spiega il cantante ai microfoni di Selvaggia Lucarelli. Si ritrovò a girare di estate con un cappello e una sciarpa di lana per nascondersi. «Sentivo che non mi fosse concesso di vivere la normalità». E arrivava ad interiorizzare quello che era accaduto. Per questo ora per lui parlare di nuovo con i giornali «è un atto di coraggio». Del resto, ha dovuto convivere con il senso di colpa ogni volta che provava a riprendere la sua vita in mano. «Qualsiasi cosa facessi mi sembrava irrispettosa, volevo solo sparire». Michele Bravi ha sentito però di essere pronto quando nel 2019 ha cantato una canzone ad un concerto dell’amica Chiara Galiazzo. Finora ad allora le persone che gli erano accanto dovevano prendersi cura di lui. «Dovevano darmi da mangiare, mettermi a letto».
MICHELE BRAVI E L’INCIDENTE TRAUMATICO
Sui social non c’erano solo giudizi, ma anche tanto sostegno. Michele Bravi però voleva solo silenzio. Anche perché erano momenti in cui ha vissuto momenti di dissociazione e allucinazioni. «Ho convissuto con suoni, figure, voci. Vedevo ombre che spostavano le tende e per me erano reali». Al suo fianco però c’era una persona che non l’ha lasciato in una solitudine che sarebbe stata fatale per lui. «C’era questo ragazzo meraviglioso che in quei momenti mi prendeva la testa tra le mani, era un lucchetto di carne che mi teneva ancorato alla realtà». Per due mesi addirittura smise di parlare. «Perfino la terapia l’ho fatta in silenzio per due settimane», racconta oggi Michele Bravi al Fatto Quotidiano. Ma alla sua terapeuta riuscì a dire: «Io vengo qua, ti prego salvami». Ora si sente libero di dire quello che sente, di raccontare anche un amore omosessuale. «È la mia storia». Ne ha discusso tanto prima con i suoi collaboratori, ma non ha avuto alcun dubbio. «Non mi fa paura più nulla. Ho la volontà di togliere lo stigma su tutto, sulla salute mentale, sull’amore».
MICHELE BRAVI RINATO GRAZIE ALL’AMORE
Quel ragazzo, che prima di partire per l’America lo ha baciato, è il suo primo amore. «È stata la prima volta in cui mi sono innamorato. Non gliel’ho mai detto che l’amavo quando era con me». Anche perché Michele Bravi era nella tempesta. Ma ha capito che lo amava perché l’ha lasciato andare, come ha fatto anche per il dolore. Nel suo nuovo disco c’è tanto di lui, che tra l’altro gli ha lasciato tanti libri con delle frasi nascoste dentro. Si erano conosciuti prima dell’incidente, ma «era una storia che non valeva nulla», lo trattava anche male. Quell’incidente però ha cambiato tutto, perché quel ragazzo ha annullato tutti i suoi progetti per lui e gli è rimasto accanto. «Non mi mandava in bagno da solo». Ora ne parla con gentilezza, ma non è stato facile: «C’è stato un amore enorme, ma riversavo tanta rabbia su di lui. Mi ha amato così tanto da escludere il suo dolore». E ora non ha più paura delle sue paure: «Rispetto a quando nel “Diario degli errori” dicevo timidamente che c’era un ragazzo, io ora dico che ho amato un ragazzo».