Michele Bravi: “Ecco come è nato il mio nuovo disco ‘Tu cosa vedi quando chiudi gli occhi’…”

Michele Bravi è stato ospite della puntata odierna di Verissimo, ennesima occasione per conoscere nuovi lati del suo animo spesso malinconico dal punto di vista artistico ma che in realtà cela un grande attaccamento alla vita e agli aspetti più gioiosi. L’intervista da Silvia Toffanin non poteva che partire dal suo ruolo – per il secondo anno consecutivo – di giudice ad Amici di Maria De Filippi.



“Se sono contento di essere tornato ad Amici? Tanto, per me è casa. C’è ovviamente un discorso professionale essendo questa la scuola più importante in questo settore…”. Queste le parole di Michele Bravi a Verissimo che, a proposito del suo personale approccio da giudice di Amici 23, ha spiegato: “Sensibile nel mio ruolo? Credo dipenda dal fatto di aver vissuto anche la controparte, so cosa vuol dire essere affamati di essere ascoltati. Provo a rispettare quella sensazione che ricordo”.



Michele Bravi a Verissimo: “Bisogna essere pronti a trattare il dolore con dignità…”

L’intervista di Michele Bravi si è poi spostata sul nuovo album, “Tu cosa vedi quando chiudi gli occhi”. “Il titolo del disco è una frase che ho trovato a caso, l’ho scritta non so quando e perché; da lì è partita tutta la scrittura del disco. Quando canto sembro una persona triste ma in realtà ho un amore smisurato per la vita, soprattutto nel mio privato”. Il giovane cantante ha poi aggiunto: “Io sono nato in un contesto molto umile, i miei nonni erano proprio persone della terra; questo forse è stato il suo più grande insegnamento. Anche se il sogno è sempre sembrato troppo grande era inevitabile non provarci. Se a 5 anni facevo già il discorso per gli Oscar? Sì è vero, ringrazierei la mia famiglia e soprattutto mia nonna che mi ha insegnato quanto fosse più importante comprare un biglietto per il cinema che altro”.



Michele Bravi si è poi espresso a proposito del rapporto con la famiglia in riferimento al suo percorso professionale: “Con la mia famiglia ho avuto un po’ un rapporto turbolento, il fatto di avermi lasciato libero è stato un grande gesto che ora apprezzo tantissimo. Mi dicono bravo e mi bacchettano pure adesso, serve per rimanere con i piedi per terra”. Avviandosi verso la conclusione, il cantante ha fatto riferimento anche ad un momento piuttosto doloroso vissuto in passato: “Adesso ne parlo con maggiore libertà perché, ci convivo tutti i giorni, ma credo di essere riuscito a dare uno spazio al dolore. Pensare che le tragedie non ci appartengano è pericoloso, bisogna essere pronti al dolore; non perché bisogna vivere male, ma perchè fa parte della nostra vita. Così come si è pronti ad accogliere la felicità bisogna saper trattare il dolore con dignità; c’è poca educazione su questo, una sorta di ‘dittatura della felicità’. Anche a me piace ridere, ma bisogna insegnare ai ragazzi come e perché si piange”.