Il medico chirurgo Michele Colledan, dell’ospedale Papa Giovanni Paolo 23esimo di Bergamo, ospite in studio del programma di Rai Uno, Dedicato. Colledan è divenuto in un certo qual modo famoso oltre che per la sua eccellenza, anche perchè solito mettere musica rock durante i suoi interventi chirurgici: “Io lavoro a Bergamo – ha esordito il medico – città e ospedale devastati, mai immaginato di vedere e partecipare a qualcosa del genere. Anche noi chirurgi ci siamo trasformati in infettivologi e abbiamo assistito i malati”. Sulla musica: “Non è una cosa così strana, molti colleghi ascoltano musica ma spesso rock e ci sono anche illustrissimi colleghi musicisti veri. Alcuni colleghi amano il rock e sono contenti, altri non lo amano e vorrebbero toglierlo. Si crea comunque un’armonia per tutta l’equipe e aiuta a sdrammatizzare. Io ho anche un gruppo che si chiama Aut. Min. Rock e suoniamo frequentemente. Quando si suona? La sera si riesce a trovare tempo ogni tanto, qualcos’altro si deve pur fare, questa è una delle mie passioni”.



L’intervista si è quindi concentrata sul suo lavoro da chirurgo: “Il gruppo chirurgico che fa capo a me si occupa di trapianti di polmone, intestini, pancreas… spesso si opera di notte, il trapianto è fatto di prelievo e trapianto e almeno una delle due cose è di notte. 1000 trapianti? Siamo su quelle cifre. Cosa penso quando inizio un’operazione? Che vada bene ovviamente. E’ una terapia incredibile e rischiosa ma si applica quando non esistono alternative”.



MICHELE COLLEDAN: “IN MEDICINA NESSUN’ALTRA FORMA DI MEDICINA COME IL TRAPIANTO”

“Credo che non ci sia in medicina – ha proseguito Michele Colledan – altra forma in cui vi è differenza fra il prima e il dopo. E’ impressionante quando l’organo inizia di nuovo a colorarsi e a circolare e a dare segni di funzioni. E’ una cosa che emoziona chiunque in una sola operatoria e anche noi dopo tantissimi anni. Il trapianto è una forma di cura che dura tutta la vita e per quelli più complessi c’è tutto l’ospedale che gira attorno ad un trapianto. Paura che qualcosa non vada bene? No paura ma preoccupazione, e purtroppo succede che non vada bene. A marzo abbiamo fatto un doppio trapianto di polmoni ad un paziente in rianimazione da un mese che forse aveva pochi giorni davanti a se. E’ capitato questo donatore, fortunatamente lui era già in rianimazione se no non ci sarebbe stato in quel momento visto che le terapie intensive erano super sature”.



Mattarella ha insignito del titolo di Cavaliere il dottor Michele Colledan e l’ospedale di Bergamo: “E’ stata una sorpresa, l’ho appreso prima dalla stampa che in via ufficiale, è stato un onore e bisogna essere all’altezza nella vita quotidiana”. Quindi Gigi Marzullo chiede cosa bisogna fare per evitare la lunga attesa di un organo: “Due aspetti, c’è quello del consenso e a volte viene negato. Il diniego non è così frequente, quando c’è fiducia verso la sanità è più facile. L’altro tema fondamentale è l’organizzazione sanitaria; dove è alta la donazione si ha investito moltissimo in forze e normative. In Italia c’è molto da fare ancora”. La chiusura dell’intervista e con una dedica: “Vorrei fare una dedica a tutti i colleghi, a coloro che non ce l’hanno fatto, alla mia famiglia e a mia moglie che mi supporta”.