Il ruolo di madre può essere quasi definito come un vero e proprio mistero; scandito da gesti, sensazioni ed emozioni così naturali e viscerali che difficilmente potranno mai trovare una definizione adeguata. Di certo il punto cardine è l’amore, un sentimento che più che mai sta accompagnando nella quotidianità Paola Caruso nel supportare suo figlio, il piccolo Michele, alle prese con una grave malattia.



Ma come sta oggi il figlio di Paola Caruso? Il piccolo Michele all’età di 4 anni si trovava a Sharm el-Sheikh quando improvvisamente una febbre molto alta ha destato l’apprensione della madre. Tempestiva la corsa dal medico locale che, con una terapia azzardata e invasiva, ha lesionato in maniera drastica il nervo sciatico del figlio di Paola Caruso. Un dolore immenso per il volto di Avanti un altro che da mesi lotta per trovare una terapia e una cura per suo figlio Michele che ingiustamente si ritrova alle prese con una malattia per certi versi indotta.



Paola Caruso e la malattia del figlio Michele: “Come sta? A livello psicologico…”

Tanta era la speranza di Paola Caruso di vedere suo figlio Michele stare bene; una speranza che però di recente è stata smorzata da una notizia non proprio positiva. “L’operazione non ha migliorato la situazione; ha sbloccato il nervo ma era troppo danneggiato”. Questo il racconto del volto di Avanti un altro – come riportato da Fanpage – a proposito dell’ultimo intervento al quale si è sottoposto suo figlio Michele e che poteva finalmente rimediare a quel grave errore commesso dai medici nel viaggio a Sharm el-Sheikh.



Paola Caruso – come riporta Fanpage – ha anche spiegato come suo figlio non stia vivendo particolarmente bene il calvario della malattia. “La sta vivendo male, non è nato con questa malattia; correva, saltava… A livello psicologico è davvero dura per lui, ha un grossi disagio interiore che non sa esprimere”. Il volto di Avanti un altro ha anche aggiunto come anche i consulti negli Stati Uniti d’America abbiano ulteriormente limitato la speranza per suo figlio Michele: “Il danno è stato troppo forte, è permanente, non c’è una tecnica che può recuperare la gamba di mio figlio”.