Michele Gaglione, fratello di Maria Paola Gaglione, è finito a processo con l’accusa di aver provocato la morte della giovane, deceduta dopo una caduta dallo scooter che si sarebbe verificata nel corso di un drammatico inseguimento da parte dell’uomo che non avrebbe accettato la sua relazione con un ragazzo trans, Ciro Migliore. Un dramma che affonda le radici nella presunta resistenza della famiglia della vittima davanti alla loro storia d’amore e che si è consumato nella notte tra l’11 e il 12 settembre 2020, su una strada ai confini tra Napoli e Caserta.
Il processo a carico di Michele Gaglione è ricostruito dalla puntata di Un giorno in pretura in onda sabato 12 novembre, intitolata “L’amore impossibile” e trasmessa dopo la mezzanotte su Rai 3. Il programma condotto da Roberta Petrelluzzi ripercorre la tragica notte dei fatti e le fasi del dibattimento che, all’esito del primo grado di giudizio nel 2022, avrebbe visto Michele Gaglione condannato a 9 anni e 6 mesi di carcere. Secondo l’accusa, a spingere fuori strada Maria Paola Gaglione e il fidanzato Ciro Migliore (rimasto ferito in modo lieve) sarebbe stato proprio il fratello della giovane che avrebbe agito perché non accettava la relazione.
Michele Gaglione a processo per la morte di Maria Paola Gaglione
Secondo la difesa, Michele Gaglione sarebbe innocente e la morte di Maria Paola Gaglione sarebbe dovuta a un tragico incidente. L’accusa sostiene che sia stato l’uomo, invece, a causare il decesso della ragazza caduta rovinosamente a terra durante un inseguimento in moto. Maria Paola Gaglione, secondo quanto ricostruito dall’Ansa, avrebbe colpito violentemente un tubo di irrigazione, riportato una ferita mortale alla gola.
Originaria di Caivano, viaggiava in sella allo scooter guidato dal fidanzato Ciro Migliore e i due, stando all’accusa, sarebbero stati inseguiti da Michele Gaglione. Per quest’ultimo, finito a processo, i pm avrebbero chiesto una pena di 22 anni di reclusione per omicidio volontario e tentato omicidio. I giudici della Corte d’Assise di Napoli, nel maggio 2022, accogliendo la tesi difensiva avrebbero derubricato i reati in omicidio preterintenzionale e lesioni, riconosciute prevalenti le attenuanti generiche. A Michele Gaglione inizialemente sarebbe stata contestata anche l’aggravante dell’omofobia, poi caduta. Questo l’esito del primo grado di giudizio a suo carico: condanna a 9 anni e 6 mesi di carcere.