Michele Guardì, celebre autore e regista, ma anche scrittore, tra i più prolifici ed apprezzati della televisione pubblica italiana, si è raccontato sulle pagine di Repubblica, in occasione del suo 80esimo compleanno, che sarà il 5 giugno. Ideatore e guida storica di I fatti vostri, ma anche autore di Unomattina, da anni lavora dietro le quinte della Rai e ha consegnato agli italiani dei veri e propri “mostri” della televisione.



“Bisogna scegliere le persone giuste“, racconta Michele Guardì, sottolineando ancora una volta il suo mantra, “entrare nelle case con educazione”. Ma confessa anche che “devo tanto a mia moglie Rita, nel suo sorriso trovo la mia serenità”, ma è riuscita anche a dargli “buoni consigli”. Spiega, infatti, che “fu lei a segnalarmi Alberto Castagna. Lo stesso vale per Fabrizio Frizzi” che arrivò in Rai quando “Raimondo Vianello e Sandra Mondaini andarono a Mediaset” e lasciarono “scoperte sette prime serate“. Con la sua grandissima semplicità, Michele Guardì racconta che sa scegliere le persone giuste perché “sono un eccellente spettatore. Riconosco il talento nella semplicità e nella maniera di porsi”.



Michele Guardì: “Sbagliai solo con Mino Damato”

Nella sua intervista, poi, Michele Guardì ha confessato anche quello che ritiene essere il suo unico errore, “Mino Damato” che sostiene essere stato “molto bravo” ma che “fu un momento difficile”. Non fa nomi sui conduttori che l’hanno più colpito negli anni di carriera, perché “tutti hanno contribuito al successo dei programmi”, e parlando di Magalli sostiene che ora “abbiamo rapporti normalmente cordiali”, mentre per il litigio con Adriana Volpe “più di tanto non ho potuto fare”.



Una storia, quella di Michele Guardì, iniziata quasi per caso, ricordando che “ero malato di teatro. Mio padre, commerciante, era proprietario terriero, mamma era casalinga. Nonno è stato uno dei primi fabbricanti di dolci siciliani”. La svolta, per lui, fu conoscere Pippo Baudo, che portò lui e suo cucino, Enzo Di Pisa, “alla Lotteria di Capodanno”, confessando che “gli sarò grato per sempre“. Passando, infine, all’attuale situzione della Rai, Michele Guardì confessa candidamente che “non mi stupisco e non mi rammarico” ricordando come “ho visto passare venti direttori generali che hanno dato all’azienda quello che chiedeva” e se qualche volto se ne va “mancherà qualcosa, ma è sempre stato così e qualcun altro arriverà“.