Michele Guardì e il connubio tra emozioni e tv: “Bisogna saper imparare…”

Michele Guardì è una di quelle personalità alle quali essere grati per la grandezza della televisione di oggi; maestro indiscusso che ha dato vita a linee guida che ancora oggi vengono seguite sul piccolo schermo e che rappresentano la fortuna di molteplici format. Intervenuto nella puntata odierna di Bellamà, il regista è partito da una domanda di Pierluigi Diaco sul suo attuale stato d’animo facendo un riferimento generico su un periodo difficile vissuto in passato.



Io abitualmente sto bene, non chiedendo alla vita più di quello che mi da, sono sereno. Mi preoccupo più che altro delle persone che ho attorno, in particolare di quelle che mi criticano; forse non stanno davvero bene, quindi mi dispiace perché vorrei che fossero più felici”. Inizia così l’intervista di Michele Guardì che poi si sposta su tematiche che riguardano prettamente il mezzo televisivo: “Si può imparare a governare il coinvolgimento emotivo nel mondo professionale? Ho imparato guardando gli altri, ammetto che tutte le volte in cui sono stato agitato è perché ero insicuro. Con l’età sono diventato più tranquillo e riflessivo. E’ gusto che si impari, spesso sacrificando qualche istinto; alle volte ti viene di rispondere, invece no, un po’ di pazienza aiuta a vivere meglio”.



Michele Guardì a Bellamà: “Quando guardavo Mike Bongiorno pensavo: ‘Bisogna stare attenti…’

Lungo il suo cammino professionale Michele Guardì ha incrociato innumerevoli volti della televisione tra ieri e oggi, ma più di tutti il rappresentante per lui è il grande e compianto Mike Bongiorno. “Il programma Lascia o raddoppia vuol dire Mike Bongiorno, lui è la televisione. Quando io guardavo la tv da giovane dicevo: ‘Questo signore conosce questo mezzo in maniera perfetta, bisogna stare attenti a quello che fa lui’. Era la riproposizione di un programma straniero, ma lui faceva delle domande a persone preparate sulla materia che riuscivano a vincere fino a 5 milioni di lire”. Il regista ha poi aggiunto: “Quella televisione dava importanza alla cultura, si potevano vincere dei soldi ma bisognava conoscere la materia. E’ stata la prima trasmissione di varietà ma che aveva la funzione di formare il pubblico televisivo”.



La lezione di Michele Guardì a Bellamà è poi proseguita con il concetto di bianco e nero: “Io amo tanto la televisione in bianco e nero; c’è la nostra storia, i nostri sentimenti. E’ un colore che non ti distrae e lì racconti tutto. Anche le emozioni dentro di noi sono in bianco e nero; se tu hai un’immagine a colori in qualche maniera sei preso. Al contrario, hai un’immagine più nitida per quello che è, essenziale”. Il regista si è poi anche espresso nel merito del ruolo da conduttore: “Mi sono spesso confrontato con tanti giovani, io dico sempre che deve essere un ruolo da mediatore e non protagonista. Mike Bongiorno, se analizzato bene, passava i fogli e l’interlocutore parlava; bisogna saper essere un padrone di casa che faccia un passo indietro per dare spazio all’ospite”.