L’inchiesta per la morte di Michele Merlo è quasi chiusa e l’unica persona chiamata a risponderne per ora è il medico di base, il dottor Pantaleo Vitaliano. Per la procura di Vicenza, infatti, poteva accorgersi che l’ematoma alla coscia dell’ex concorrente di Amici e X Factor era il segnale di qualcosa di grave. Se avesse ordinato gli esami del sangue, avrebbe scoperto l’infezione in atto e quindi Merlo avrebbe avuto una probabilità di sopravvivenza tra il 79 e l’87%. Lo scrivono i periti, facendo riferimento a quella tumefazione alla gamba sinistra che il cantante non sapeva spiegarsi. Dopo averlo visitato, il medico trattò l’ecchimosi come uno strappo muscolare, quindi disse al ragazzo di applicare sulla gamba una benda allo zinco per 4 o 5 giorni, perché – stando a quanto spiegato dal dottore – Merlo gli disse di essersi procurato l’ematoma durante un trasloco (qui la ricostruzione dei suoi ultimi giorni).
Una circostanza ritenuta strana perché Michele Merlo, che si era recato al pronto soccorso di Cittadella, aveva invece negato traumi. Quando comunque si è capito cosa stesse accadendo era troppo tardi: il 6 giugno scorso è stato stroncato da una leucemia fulminante. Ora per chiudere l’inchiesta, spiega il Corriere della Sera, manca solo l’incidente probatorio, in programma il 2 marzo, con il quale anche i consulenti della difesa possono ridiscutere le conclusioni della perizia.
AZIENDA ZERO “ASSOLVE” MEDICO DI BASE MA…
A differenza di quanto ritiene la procura di Vicenza, per gli ispettori di Azienda Zero il medico di base di Michele Merlo aveva fatto quel che poteva. «Non emergono rilievi particolari sulla gestione del paziente, soprattutto in considerazione che il sig. Merlo non si è presentato al controllo suggerito», hanno scritto nella relazione. Di diverso avviso i carabinieri del Nas di Bologna che in un’informativa del 17 giugno scrivono, come riportato dal Corriere, che il medico ha trattato l’ematoma «senza approfondire ulteriormente con le necessarie indagini diagnostiche (…) come un semplice strappo muscolare, senza tener conto che il giovane deambulava senza alcun problema nonostante la vastità dell’ematoma doveva far supporre uno strappo particolarmente doloroso». Gli inquirenti nutrono dubbi anche sull’operato del medico Enrico Giannini che ha visitato Michele Merlo a Vergato, dove si era presentato lamentando mal di gola, senza dire – secondo il personale ospedaliero – di avere anche la febbre. Dopo la visione del cavo orale, fu diagnosticata una tonsillite al cantante. Per i carabinieri «l’ispezione del cavo orale e l’auscultazione avrebbero dovuto far notare la condizione generale di Michele, che in quella data era sicuramente già grave». Per i Nas «emergono evidenti responsabilità» a carico dei due dottori, i quali hanno trattato «con superficialità i sintomi suggestivi di leucemia, ne ritardavano la diagnosi compromettendo l’esito delle cure».
“RITARDO DIAGNOSI PER ERRORI”
Si tratta di una tesi opposta a quella degli ispettori di Azienda Zero, tutta da dimostrare, ma simile a quella a cui sono giunti i consulenti della procura di Bologna che nella loro perizia di 52 pagine contestano al medico di base di non aver valutato con sufficiente attenzione l’ematoma e quelli pregressi. «Tali errori possono aver determinato un ritardo nella diagnosi». Non si può comunque escludere che Michele Merlo sarebbe morto lo stesso, anche perché la prescrizione ed esecuzione degli esami avrebbe richiesto giorni, ma se la terapia giusta fosse stata somministrata «a partire dal 27-28 maggio, avrebbe avuto una probabilità di morte precoce pari a 5-10 per cento». Per quanto riguarda il medico di Vergato, per i periti non c’è stata un’anamnesi attenta e un esame obiettivo completo, anche se il suo lavoro in questo caso è stato complicato dal fatto che Michele Merlo non aveva segnalato emorragie e altri sintomi. Ma comunque esce dall’indagine perché ad ogni modo «nessuna terapia somministrata il 2 giugno avrebbe evitato il decesso». Non sono emersi errori nell’operato dei medici del pronto soccorso di Cittadella e dell’ospedale di Bologna, dove è stata scoperta la leucemia e hanno provato a salvare il cantante senza purtroppo riuscirci.