Dopo la discussione della perizia sulla morte di Michele Merlo davanti ad avvocati e pm, la procura di Vicenza deve decidere se rinviare a giudizio l’unico indagato per omicidio colposo, il medico di famiglia del cantante, o chiedere l’archiviazione del caso. Una decisione non semplice, che verte attorno ad una domanda: si poteva evitare la morte dell’artista? Ieri si sono riunite tutte le parti. C’erano l’avvocato Marco Antonio Dal Ben, legale della famiglia di Michele Merlo, e il medico di base Pantaleo Vitaliano con il suo difensore, l’avvocato Andrea Biasia. L’accusa mossa al professionista è che abbia confuso i sintomi della leucemia fulminante, per la quale Michele Merlo è morto il 6 giugno 2021, con uno strappo muscolare, e che a causa di questo errore ci sia stato un ritardo nell’inizio della terapia che avrebbe potuto salvare la vita all’ex concorrente di Amici e X Factor.



I due periti, l’anatomopatologo Antonello Cirnelli e l’oncologo Valter Bortolussi hanno ribadito le conclusioni della perizia di 50 pagine. La responsabilità del medico di base «per negligenza e imprudenza» è assodata, ma non gli si rimprovera tanto il fatto di aver sbagliato la diagnosi della malattia, peraltro rara, ma di non aver avviato il percorso che avrebbe portato alla diagnosi e quindi alla terapia. Quindi, invece di dare per scontato che l’ematoma sulla coscia di Michele Merlo era dovuta ad uno strappo muscolare, avrebbe dovuto mandare il paziente al pronto soccorso, dove gli avrebbero fatto un banale esame del sangue che avrebbe evidenziato la leucemia.



MORTE MICHELE MERLO, I DUBBI SUL “NESSO DI CAUSA”

Il tema più controverso della morte di Michele Merlo è un altro. Se fosse comunque andato in ospedale e sottoposto a terapia farmacologica, si sarebbe salvato? I due periti hanno citato uno studio risalente al 2019 da cui emerge che non tutti i pazienti trattati per la leucemia fulminante sopravvivono. Questo è il nodo principale dell’inchiesta, perché l’accusa di omicidio colposo può reggere se si dimostra il nesso tra causa (errata diagnosi) e morte. Per gli esperti si tratta di una malattia talmente insidiosa che non si può dire che l’artista sarebbe sopravvissuto «con elevata probabilità», una volta iniziate le terapie. «La perizia ha ulteriormente confortato l’esistenza di gravi profili di responsabilità a carico del medico», sostiene l’avvocato Dal Ben, come riportato dal Corriere.



Il legale della famiglia di Michele Merlo poi aggiunge: «Anche se non si può avere la certezza che sarebbe sopravvissuto alle cure, resta il fatto che, con una diagnosi tempestiva, Merlo poteva essere ancora vivo». Di altro avviso è Andrea Biasia, legale del medico indagato per omicidio colposo: «La perizia non tiene conto del fatto che il ragazzo disse al dottore di aver urtato dei mobili facendo un trasloco, e questo indusse il professionista, legittimamente, a diagnosticare uno strappo muscolare». Ora spetta alla procura decidere se il dottore deve essere processato o se l’inchiesta va archiviata.