Michele Mirabella è stato ospite a “C’è tempo per…” nella puntata di oggi, giovedì 16 luglio 2020. Nel salotto televisivo di Beppe Convertini e Anna Falchi, il settantasettenne ha parlato del valore del tempo: “Le età della vita sono tre. Quali? La giovinezza, la vecchiaia e il ‘come te li porti bene’. Non vanno contate le epoche, noi non siamo la Terra con i suoi problemi geologici. Il tempo è il tempo e va vissuto con la consapevolezza che non tutto può essere uguale”. Parlando dei suoi grandi amici Renzo Arbore e Lino Banfi, Mirabella ha dichiarato: “Io li amo. Mi mette in imbarazzo parlarne con tanta schiettezza davanti alla tv. Renzo è la persona più di cuore che io abbia conosciuto nel mondo dello spettacolo. Lino, invece, è un amico generoso e a lui auguro il meglio per il futuro”. L’ex conduttore di “Elisir” ha ricevuto anche una laurea honoris causa in Medicina, ramo nel quale, proprio attraverso il programma sopra menzionato, si è sempre distinto per attenzione e professionalità. (aggiornamento di Alessandro Nidi)



MICHELE MIRABELLA:  “CORONAVIRUS? NON CI AVEVAMO CAPITO NIENTE”

Michele Mirabella tra gli ospiti della puntata di oggi, giovedì 16 luglio 2020, di “C’è tempo per” lo spin-off di Unomattina Estate condotto da Beppe Convertini e Anna Falchi su Rai1. Il professore della TV recentemente è stato ospite del programma “Carta Bianca” di Bianca Berlinguer dove si è soffermato a parlare dell’emergenza sanitaria da Coronavirus e della titubanza da parte del popolo italiano verso un possibile vaccino anti-covid19. Tutto è partito dalle parole della Berlinguer che ha sottolineato come, stando ad un recente sondaggio, il 48% degli italiani non ha alcuna intenzione di sottoporsi al vaccino contro il Coronavirus. Un dato allarmante considerando che la pandemia continua a preoccupare l’Italia e il resto del mondo con un numero di contagi che non tende a diminuire. Il professore della tv non ci sta e proprio dalla Berlinguer ha detto: “ho sentito questo dato  lo trovo indicativo di un’arretratezza culturale, sociale e scientifica scandalosa. Noi siamo un popolo beatamente fiducioso negli oroscopi, utenti dell’astrologia, e dopo che tutta l’umanità ha implorato l’arrivo dei vaccini… Io personalmente mi accodo e chiedo non solo i vaccini ma anche la cura, perchè il vaccino previene ma quelli che sono già malati vanno curati. Se il 48% non vogliono vaccinarsi bisogna costringerli”.



Michele Mirabella: “Siamo arrivati disarmati al Covid-19”

Michele Mirabella e il Coronavirus. Il professore della Tv, conosciuto dal grande pubblico per il programma Elisier, intervistato da Leggo.it si è soffermato a parlare sulla pandemia da Covid-19 dicendo: “non ci avevamo capito niente, né in Italia, né nel mondo, neppure all’Organizzazione mondiale della Sanità. Quando abbiamo iniziato a terrorizzarci, abbiamo anche cercato di capirci qualcosa. L’Italia è stato uno dei primi Paesi consapevoli, va dato atto al ministro Speranza, anche del fatto che stavamo annaspando. Siamo arrivati disarmati e stiamo pagando il prezzo di una arroganza scientifica e tecnologica”. Non solo, Mirabella ha precisato anche come questa velocità di diffusione del virus non sia per forza di cose legata alla globalizzazione: “non abbiamo globalizzato nulla. I capitali forse, abbiamo delocalizzato il lavoro, ma non siamo stati capaci, come comunità internazionale, di globalizzare i saperi, di condividerli. Per questo il virus ci ha colpito così duramente”. Nonostante le mille difficoltà però il regista e conduttore si è complimentato con la sanità pubblica dicendo: “ha fatto un grande lavoro. Non ho sodalizi politici, ma il lavoro del Ministro e del Ministero è stato eccellente. Abbiamo il miglior sistema sanitario del mondo. La Sanità pubblica va difesa a tutti i costi”. Infine parlando del programma Elisier ha confessato: “non fu una mia idea: nacque da Lucia Restivo e dalla indimenticata Patrizia Belli, che ne fu la regista.  A me fu affidato il compito di studiarne il format. Non pensavo che l’avrei condotto in prima persona: mi convinsero i dirigenti, e io accettai pensando che la fatica dovesse risolversi in tredici puntate. Era il 1996: la trasmissione va in onda ancora oggi, anche se sono cambiati il nome (ora si chiama “Tutta salute”) e la fascia oraria, e con lo stesso conduttore”.

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