Michele Misseri tornerà libero a febbraio. Lo conferma l’avvocato Luca Latanza, legale dello zio di Sarah Scazzi, la 15enne di Avetrana uccisa nel 2010. L’uomo, che è stato processato e condannato a 8 anni di carcere per soppressione di cadavere e inquinamento delle prove, beneficerà di uno sconto di pena grazie alla sua buona condotta e in ossequio alla legge svuota carceri. La detenzione doveva terminare nel 2025, ma Michele Misseri potrà uscire dal carcere 400 giorni prima del fine pena “naturale”. In questi anni, l’agricoltore prossimo ai 70 anni si è autoaccusato dell’omicidio della nipote.
Nonostante le condanne confermate dalla Corte di Cassazione, Michele Misseri continua a ribadire di essere l’assassino di Sarah Scazzi e che all’ergastolo ci sono due innocenti, la moglie e la figlia. «Ripete sempre di essere l’unico responsabile», dichiara il suo legale. Durante la detenzione, Misseri, oltre ad aver evidenziato una buona condotta, non ha mai chiesto alcun permesso premio, inoltre ha pure conseguito la licenza media dietro le sbarre. Ma queste non sono le uniche ragioni che hanno influito sullo sconto di pena.
OMICIDIO SARAH SCAZZI, L’ANNO SCORSO IL RECLAMO DI MICHELE MISSERI CONTRO CONDIZIONI DETENTIVE
L’anno scorso il difensore di Michele Misseri aveva presentato un reclamo contro le precarie condizioni detentive dell’agricoltore di Avetrana. Aveva lamentato «l’inumanità delle condizioni della detenzione nel periodo dal 9 marzo 2017 al 14 ottobre 2022. Il condannato assume che, in tale periodo, è stato detenuto in cella in cui: non vi erano 3 metri quadrati a disposizione per ciascun detenuto e non vi era l’acqua calda nei bagni né era presente la doccia». La moglie Cosima Serrano e la figlia Sabrina Misseri stanno, invece, scontando l’ergastolo dopo la sentenza definitiva, in quanto ritenute colpevoli di aver ucciso Sarah Scazzi nel carcere di Taranto.
Michele Misseri il 6 ottobre 2010 confessò di aver ucciso la nipote Sarah Scazzi, indicando anche la località in cui si trovava il pozzo in cui aveva gettato il corpo, cioè in una cisterna interrata di contrada Mosca, nelle campagne di Avetrana. Ma nove giorni dopo ritrattò la confessione finendo per coinvolgere però la figlia Sabrina. L’uomo ritrattò di nuovo successivamente addebitandosi l’omicidio della nipote, ma non è mai stato giudicato il colpevole.