L’ex calciatore Michele Padovano, ha rilasciato una bella intervista ai microfoni del Corriere della Sera, attraverso cui ha ricordato quanto fosse amico del povero Denis Bergamini, il 27enne centrocampista del Cosenza che venne ucciso in circostanze ancora poco chiare (ma il giallo sembra vicino ad una svolta), il 18 novembre del 1989. Padovano giocava proprio nel Cosenza di Gianni Di Marzio in cui militava anche Bergamini, e parlando con il quotidiano di via Solferino ha spiegato di non aver mai creduto al suicidio, come ipotizzato all’inizio “Erano fandonie” dice.
La verità sembrerebbe essere venuta a galla dopo 35 anni, e la parola fine lo merita soprattutto la famiglia, che ha creduto per anni alla tesi del suicidio: “Oggi sappiamo che non è stato così”, precisa ancora l’ex calciatore. Per Padovano Bergamini “era il migliore”, un ragazzo che viene descritto come meraviglioso, che aveva una buona parola per tutti, ma anche gioviale e simpatico, il classico fratellone maggiore, essendo più vecchio dello stesso Michale Padovano. Proprio in onore del calciatore ucciso, il suo compagno ha deciso di chiamare il figlio Denis: “Ogni volta che lo chiamo rivedo anche Bergamini”, aggiunge l’ex giocatore, precisando che era il minimo atto per quanto accaduto.
MICHELE PADOVANO SU DENIS BERGAMINI: “L’ARRINGA DEL SUO AVVOCATO…”
“Mio figlio va orgoglioso di questo nome”, ancor di più ora che è emersa la verità. Nel corso del processo per la morte del calciatore sono state messo anche delle accuse nei confronti dello stesso Michele Padovano, e per il diretto interessato è stato un tentativo di depistare la verità, insinuazioni che ammette di aver vissuto molto male.
A riguardo il Corriere della Sera ha ricordato l’arringa del legale della famiglia Bergamini, Fabio Anselmo, che ha chiuso il suo discorso chiedendo di sciacquarsi la bocca quando si parla di Michele Padovano, parole che sono state ovviamente accolte con il sorriso da Michele, che ora attende di aspettare la verità e che questa vicenda arrivi alla fine. Padovano ha ricordato infine i 17 anni di calvario giudiziario vissuti dopo le accuse di traffico di stupefacenti, vicenda conclusasi con una piena assoluzione. “Oggi mi sento un uomo cresciuto, vivo il futuro in maniera più serena”. Gianluca Vialli non lo ha mai abbandonato nonostante le pesante accuse: “Ogni giorno gli dedico un pensiero”.