Michele Padovano, ex calciatore della Serie A, fra cui la Juventus, è stato accusato di aver finanziato un traffico di droga: un incubo durato 17 anni e finito solamente di recente dopo la definitiva assoluzione: “Ho affrontato un periodo molto difficile che non auguro a nessuno ma ho sempre avuto grande fiducia nella giustizia e finalmente vedo un futuro più sereno”. Nel 2006 la procura di Torino ha accusato Michele Padovano di aver importato in Italia grandi quantità di droga: “Io avevo fatto un prestito ad un amico di 36mila euro per l’acquisizione di due cavalli, abbiamo portato le prove di questi cavalli… era tutto basato su intercettazioni”. Vengono arrestate 33 persone fra cui anche Padovano: “Hanno aspettato che io finissi di mangiare, ero nel ristirante, mi hanno portato in caserma, sono stato per 10 giorni poi in isolamento a Cuneo, non ho fatto la doccia. Poi mi sono studiato l’ordinanza per capire il perchè del coinvolgimento: più andavo avanti a leggerla e più mi rendevo conto dell’errore. Poi però mi portarono in carcere a Bergamo dove stetti tre mesi”.
Gli altri carcerati hanno riconosciuto Michele Padovano in carcere: “Erano umani nei miei confronti ma lo erano verso tutti i nuovi detenuti non solo perchè io ero famoso. Nel mondo del calcio mi sono stati vicini Gianluca Presicci, siamo molto legati, e poi Gianluca Vialli che quando sono stato arrestato ha chiesto più volte delle mie condizioni. Io andai a Londra perchè sapevo che c’era lui, avevamo un ottimo rapporto. Gli altri? Io non ho rancore verso nessuno, sono andato avanti per la mia strada”.
MICHELE PADOVANO: “MI HANNO TOLTO TUTTO A LIVELLO MATERIALE”
Michele Padovano ha aggiunto: “A livello materiale mi hanno tolto tutto con questa indagine, ero economicamente stabile ma la vera ricchezza che oggi ho è la mia famiglia, molto unita e più unita che mai. La famiglia mi ha dato grande forza, sono state persone che hanno sempre creduto in me, dovevo dimostrare a loro che era solo una brutta pagina della mia vita che poi sarebbe finita”. Sul padre: “E’ mancato nel 2017, era molto orgoglioso di me e sono sicuro che questa vicenda gli abbia dato una brutta botta, ha accelerato la malattia”.
Sulla sentenza di assoluzione, Michele Padovano ha raccontato: “Ero a casa, alle 15 e 10 mi hanno chiamato dicendomi che ero stato assolto, una gioia indescrivibile. Ci fu grande commozione e devo ringraziare i miei avvocati che mi hanno tirato fuori da una situazione complicata. Rifarei il prestito? Non ho mai rinnegato la mia amicizia, chiaramente se potessi tornare indietro qualche cosa la rivedrei ma non ho commesso alcun reato. Un favore ad un amico l’ho sempre fatto – ha concluso Michele Padovano – e continuerò a farlo, sono fatto così”.