Michele Placido si racconta ad Oggi è un altro giorno

Ad Oggi è un altro giorno, in onda su Rai 1, è stato intervistato Michele Placido che ha raccontato il suo passato, segnato da diversi fallimenti che, però, l’hanno spinto sulla strada migliore che potesse intraprendere, quella dell’attore e regista, sia per il teatro che per il cinema. Del suo passato in famiglia, inizia a ricordare che “eravamo 8 in famiglia, più il nonno e una donna di servizio che era parte della famiglia, a tavola eravamo 11 o 12 ogni giorno. Mio padre aveva 25 anni quando conobbe mamma, che ne aveva 15″, racconta.



“C’erano due ristoranti uno davanti all’altro e papà stava per andare in uno, ma poi vide una ragazzetta di 15 anni nell’altro e decise di andare là”, ricorda del suoi genitori Michele Placido. “Si conobbero e dopo un anno e mezzo si sono sposati”. “Papà mi voleva geometra, ci teneva che studiassimo, ma avevo dei problemi di concentrazione, per cui ero ciuccio“, scherza. Rimase fermo per tre anni durante la scuola per geometri, fino al momento in cui suo fratello minore lo raggiunse. Ma prima dei geometri, la vita di Michele Placido fu segnata da un’altra importante vocazione, quella religiosa che lo portò a 9 anni a frequentare il collegio dei frati, “mi piacevano i racconti di mio zio missionario e l’idea era quella di portare anche io aiuto e soccorso”.



Michele Placido: “Cacciato dai frati perché avevo relazione con suora”

Tuttavia, per quanto Michele Placido ci tenesse a diventare frate, ad Oggi è un altro giorno racconta che “sono stato in collegio 4 anni, c’era una disciplina militare. All’inizio ho resistito perché avevo un’ideale da raggiungere, poi qualche anno dopo mi hanno cacciato dal collegio e ho fatto tutt’altro”. Lo cacciarono perché “ad un certo punto scoprirono che io avevo un relazione sentimentale con una suora, a 13 anni. Scoprirono che comunicavamo attraverso la ruota della biancheria e una volta mi fece trovare un panino con il salame, mi disse di mangiarlo e parlammo un po’, quella era la relazione, ma era una suora di clausura e non si poteva fare”.



Fu solo, però, la prima di una lunga serie di fallimenti, che avrebbero condotto Michele Placido sulla giusta strada. “Mi cacciarono anche della polizia perché leggevo Paese sera che era un giornale di sinistra. Mi cacciarono anche dall’accademia nazionale dell’arte drammatica, era il ’68, subito dopo l’accademia di polizia, c’erano le occupazioni, era quel periodo lì e mi cacciarono”. Infine, dopo la scuola da geometra, passò al teatro, e la svolta avvenne quando conobbe Monica Vitti. “Mi ha introdotto nel mondo del cinema, volevo essere solo un attore di teatro, il cinema non mi interessava proprio, ma ogni tanto andavo a Cinecittà a fare la comparsa. La sera di uno spettacolo mi dissero che Monica Vitti mi aspettava, mi mise subito a mio agio, mi chiamò ‘Michelino’ e mi disse che sarei stato Tonino Santità nel suo prossimo film e mi aprì le porte di Cinecittà, non finirò mai di ringraziarla. È stata la mia insegnante”.