A I Fatti Vostri, la terribile vicenda di un giovane, Michele Ruffino di soli 17 anni, che dopo una serie di atti di bullismo si è suicidato: “Le persone che gli erano accanto hanno sottovalutato tutto – ha raccontato la mamma Maria Russo – lui aveva lasciato una lettera prima di morire in cui ringraziava l’unico compagno che gli era stato vicino. Questa lettera mi era stata nascosta dalla compagna di questo ragazzo, e nella stessa lui denunciava il bullismo”. Aldo Ruffino, papà di Michele, ha aggiunto: “Per via di un vaccino aveva avuto un problema agli arti inferiori, aveva 6 mesi quando si era ammalato”.



Di nuovo la mamma: “Michele in seconda media aveva solo un problema motorio, ma si era ripreso bene e in terza media aveva iniziato a camminare con le sue gambe, ma sono iniziati purtroppo gli atti di bullismo. Tutte cose che io ho sempre denunciato in quella scuola”. Michele Ruffino si è quindi iscritto alle superiori: “Voleva diventare un pasticciere ma questo sogno non gliel’hanno permesso”. E ancora: “Lui raccontava ma non tutto, è stato un guerriero vincente che si è messo in piedi grazie anche all’aiuto dei medici, ma io me ne accorgevo dai suoi occhi. Leggevo il suo smartphone, vedevo che elomsinava un’uscita con degli amici. Lui veniva deriso sui problemi fisici. Gli dicevano handicappato, dovresti andare a morire, non dovevi mai nascere”. Sono andati avanti per anni: “Ma era solo bullismo psicologico, non aveva mai ricevuto uno schiaffo. La preside non l’ho mai vista, l’ho vista solo il giorno del funerale”.



MICHELE RUFFINO, I GENITORI A I FATTI VOSTRI: “QUEL GIORNO…”

Un giorno la mamma di Michele Ruffino notò dei tagli sul braccio del figlio: “Lui mi disse però di non andare a scuola. Io mi sono attivata subito con la neuropsichiatra che però non ha mai capito nulla”. Michele Ruffino “Era un ragazzo sorridente nonostante avesse vissuto spesso negli ospedali, era un ragazzo solare, ma dentro aveva un grande macigno”.

Il 17enne si tolse la vita il 23 febbraio del 2018 e quel giorno la mamma lo ricorda così: “Eravamo andati a prenderlo a scuola poi di pomeriggio è uscito ma non è più tornato a casa. L’ho chiamato e alle 16:05, il telefono è risultato spento. Poco dopo mi è arrivata la chiamata dei carabinieri, mi hanno detto di andare in caserma e mi hanno comunicato che Michele si era buttato da un ponte”. L’ultimo appello: “Chi sa parli, basta una parola e si può riaprire tutto”.