In un’intervista del 2015 rilasciata a Sandro Ruotolo, Oreste Spagnuolo, ex killer del clan casalese dei Setola divenuto in seguito collaboratore di giustizia, ha parlato approfonditamente di Michele Zagaria e delle dinamiche interne al suo clan. Il racconto è crudo e scioccante: “Io ho partecipato a circa 27-28 omicidi”, ammette Spagnuolo, ora pentito. “L’omicidio di Raffaele Granata fu il più inutile e crudele. Il giorno dopo l’omicidio, il figlio della vittima ci offrì dei soldi. Diecimila euro per riaprire il lido. Mi ammazzano mio padre, ti mando dei soldi. Io da delinquente devo dire no, perché è troppo pure per me”. Specifica ancora il pentito: “Zagaria e Iovine hanno portato avanti le attività di Francesco Schiavone. Ma non stavamo sotto le direttive di Zagaria. Per il terreno su cui stoccava le ecoballe ci dava 50mila euro al mese perché era il nostro territorio”. (agg. di Rossella Pastore)
Il boss aveva famiglia?
La fiction di Rai1 dedicata alla vicenda dell’arresto di Michele Zagaria si prende diverse licenze rispetto alla storia vera del principale capo del clan dei casalesi. Nella serie compare una ragazza, Agata, presentata come la figlia illegittima di Zagaria, anche se in realtà non è confermato che l’uomo avesse legami di questo tipo (almeno non ufficializzati). La sua vita privata è immersa nel mistero: probabilmente, Zagaria si rifiutò di avere una famiglia per evitare di essere ricattabile, al pari di altri boss del suo calibro che non si sposarono mai e vissero sempre in solitudine. Nel caso specifico di Zagaria, però, girano insistenti voci sulla sua presunta paternità, voci mai confermate per non lasciare tracce e diventare a tutti gli effetti invisibile. (agg. di Rossella Pastore)
La tripla condanna di Michele Zagaria
Sono tre in tutto le condanne incassate da Michele Zagaria, noto boss della camorra arrestato nel 2011, dopo la scoperta dei suoi traffici illeciti e la ricostruzione del suo identikit criminale completato e diffuso nel 2010. Zagaria è stato ufficialmente fermato dopo 16 anni di ricerche, il 7 dicembre 2011, data storica che ha segnato un’importante vittoria dello Stato sulla mafia. Il 19 giugno 2008, nel processo d’appello del maxiprocesso Spartacus, Zagaria venne condannato alla pena dell’ergastolo insieme ad altri componenti del clan dei casalesi. La condanna è stata successivamente confermata in Cassazione il 15 gennaio 2010. Il 13 ottobre 2010, la Corte d’assise di Latina inflisse a Zagaria il secondo ergastolo, in quanto il boss era risultato essere il mandante dell’omicidio di Pasquale Piccolo, ucciso il 21 luglio 1988 a Gaeta. Infine, il 15 ottobre 2010, Zagaria ricevette un terzo ergastolo sempre da parte della Corte d’appello di Latina. (agg. di Rossella Pastore)
Storia vera Sotto copertura, Michele Zagaria boss soprannominato il ‘Padrino di Casapesenna’
Michele Zagaria detto ‘Capastorta’ è il boss mafioso appartenente al clan dei casalesi antagonista della fiction Sotto copertura che si ispira direttamente alla vicenda del suo arresto. Zagaria, cresciuto tra le strade di San Cipriano d’Aversa (Caserta), è entrato a far parte della Camorra quando era ancora molto giovane, diventando subito luogotenente della zona compresa tra San Cipriano d’Aversa e Casapesenna. Da qui l’ulteriore soprannome di ‘Padrino di Casapesenna’, così come viene citato nelle serie tv che raccontano la sua storia. Michele Zagaria era ricercato da 16 anni, quando nel 2011 finì in carcere dopo un blitz da parte del personale della III Sezione della Squadra Mobile di Napoli. Ora, i gruppi consiliari della maggioranza di Aversa vorrebbero conferire al magistrato Catello Maresca la cittadinanza onoraria ‘per la coraggiosa e impavida attività investigativa’ che permise agli inquirenti di mettersi finalmente sulle tracce del boss.
Michele Zagaria, dopo la cattura ammise: “Lo Stato vince sempre”
In effetti, l’arresto di Michele Zagaria ha costituito un risultato storico per la terra campana, da troppi anni segnata dagli orrori perpetrati dalla sua cosca. Zagaria fu trovato in un bunker di cemento armato costruito sotto un’abitazione di Casapesenna, dove i carabinieri lo colsero senza più vie di fuga ed elettricità. Furono questi i motivi che lo spinsero ad arrendersi; all’operazione presero parte anche il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, la Squadra Mobile di Caserta e il Reparto Prevenzione Crimine Campania. ‘Regista’ delle indagini, un pool di magistrati della Dia di Napoli. Dopo la cattura, il ricercato rivolse le sue prime parole al procuratore: “Avete gridato voi lo Stato ha vinto? Lo avete detto voi? Lo Stato vince sempre, lo so”. Michele Zagaria era il capo del clan dei casalesi e ‘re del cemento’ a livello nazionale, avendo interessi negli appalti pubblici di Campania, Lazio, Toscana, Umbria, Abruzzo, Lombardia, Emilia-Romagna e persino del territorio delle ’ndrine calabresi.