La Procura di Roma ha chiesto 20 anni per il killer di Michelle Causo, la ragazza uccisa a coltellate e abbandonata in un carrello della spesa in strada. L’assassino, che all’epoca dei fatti era minorenne, è accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dall’occultamento di cadavere e dal vilipendio. L’accusa avrebbe voluto una pena di 30 anni, diminuita però in virtù del rito abbreviato scelto dall’imputato.



L’obiettivo della difesa è quello di escludere la premeditazione, ottenere l’assoluzione per l’accusa di vilipendio e riconoscere all’imputato le attenuanti generiche. I genitori della vittima, come riportato da Ansa, però, non ci stanno: “Gli tolgono dieci anni, è ridicolo. Che messaggio passa ai giovani, che dopo 10 anni sono liberi?”, hanno affermato Gianluca Causo e Daniela Bertoneri, che sono assistiti dai legali Antonio Nebuloso e Claudia Di Brigida. “La difesa cerca di confutare l’aggravante della premeditazione ma come ha detto in aula la pm, fra i messaggi e le ricerche sul web su come uccidere una persona, gli elementi sono evidenti”. È stato dimostrato infatti che l’assassino aveva effettuato delle ricerche sulle tecniche per uccidere con arma da taglio nei giorni precedenti al brutale omicidio.



Michelle Causo, si va verso il processo per il killer: i genitori chiedono 30 anni

La sentenza a carico del giovane cingalese che ha ucciso Michelle Causo a Roma è attesa per il prossimo 17 luglio. Sul tavolo del giudice pesa anche la perizia psichiatrica disposta dal Tribunale dei Minori per l’imputato, che ha stabilito che quest’ultimo era in grado di intendere e di volere al momento dei fatti. Inoltre, su di lui pesa l’accusa di avere assunto dei comportamenti scorretti in carcere, utilizzando i dispositivi elettronici forniti durante un corso di informatica per intimidire le amiche della vittima sui social network. La questione, denunciata proprio dai genitori della ragazza, è però ancora in discussione. 



“Vogliamo una pena esemplare, 25 o 26 anni di condanna è quello che ci aspettiamo. Il massimo della pena prevista, anche se nostra figlia non la rivedremo più”, hanno affermato ancora Gianluca Causo e Daniela Bertoneri in vista dell’udienza”.