Il terribile caso di Michelle Causo, la 17enne uccisa a coltellate a Primavalle lo scorso 28 giugno da un coetaneo di origini cingalesi che ha provato a disfarsi del corpo abbandonandolo vicino a dei cassonetti in un carrello della spesa, ha ricevuto in questi giorni una nuova pagina. Infatti, dall’aula della prima sezione del tribunale penale di Roma, è emerso come la ragazza, nel 2020, fu anche vittima di violenza sessuale da parte del padre di una sua amica, dalla quale Michelle Causo era andata per studiare durante le vacanze estive. L’uomo, inoltre, avrebbe violentato anche la sua stessa figlia, fin dall’età di 10 anni, oltre all’amica che ha portato la vicenda davanti alla corte penale romana.



Michelle Causo e gli abusi del padre dell’amica

La vicenda che ha coinvolto, suo malgrado, Michelle Causo risale, appunto, al dicembre del 2020, quando l’allora 14enne si trovava a casa di un’amica, con una terza compagna, per studiare durante le vacanze invernali. A sporgere denuncia sarebbe stata la terza amica, appellata fantasiosamente Stella, che riuscì a divincolarsi dall’uomo, scappando da casa dell’amica e raccontando l’accaduto ai suoi genitori, che prontamente hanno sporto denuncia, scoperchiando un vaso di Pandora di abusi e violenze perpetrate per anni.



Dal racconto dell’amica di Michelle Causo emerge come loro due si trovassero assieme nel bagno dell’amica in comune, quando il padre le ha raggiunte “a sorpresa”. A quel punto avrebbe cinto Stella alle spalle per impedirle di muoversi, “costringendola a subire atti sessuali“, prima che riuscisse a divincolarsi. Secondo la ragazzina, si sarebbe trattato di violenze perpetrate “in più occasioni, con gesti repentini ed improvvisi”, anche ai danni di Michelle Causo. Da questa prima denuncia, poi, ne è scaturita una seconda da padre della madre dell’amica comune (figlia del violentatore), che ha raccontato come le violenze venisse perpetrate anche sulla stessa figlia, fin dall’età di 10 anni, quando il padre le promise di “regalarle qualsiasi cosa se lo avesse toccato”.

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