Mezza Europa torna in lockdown? Mentre in Italia, seppure a fatica, si sta tornando a una qual certa normalità e la stagione vacanziera finalmente decolla, quello che è “l’incubo” paventato più volte alle nostre latitudini e che al momento appare decisamente lontano si sta materializzando in forma ‘soft’ in altri Stati Membri. Infatti nelle ultime ore, tenendo conto dei nuovi focolai, del numero dei contagi e del rischio assembramenti, sia nel Regno Unito sia in Spagna sono state emanate delle misure più restrittive: nessuna emergenza immediata ancora, ma i rispettivi premier dei due Paesi in questione hanno spiegato le loro decisioni per poter agire tempestivamente e soprattutto contenere quei nuovi focolai che stanno emergendo dopo che il precedente lockdown, quello generale, era stato dichiarato concluso. Vediamo nel dettaglio quindi cosa accade Oltremanica e in Spagna, segnatamente nella regione della Catalogna dove di recente è tornato a salire il numero dei casi di positività al Coronavirus.



MICRO LOCKDOWN IN EUROPA? LE ‘STRETTE’ DI UK E SPAGNA

Come annunciato dal Primo Ministro, Boris Johnson, c’è il via libera per “il lockdown da parte delle autorità locali” al fine di agire in maniera tempestiva sui nuovi focolai: insomma a livello locale si potranno adottare delle misure più restrittive nelle rispettive aree di competenza. Secondo il premier, infatti, non solo si potrà decidere di chiudere dei particolari luoghi pubblici per comprovati motivi ma pure annullare degli eventi, aggiungendo che la settimana prossima potrebbe esserci una nuova stretta nel caso tali misure non fossero sufficienti. Nella penisola iberica, invece, c’è timore in Catalogna per una nuova ondata di casi: anche per questo motivo le autorità locali hanno chiesto ai cittadini che risiedono a Barcellona di restare in casa, in modo da evitare nuovi assembramenti di persone (segnatamente quelli che vedono assieme più di 10 persone, sia nei luoghi pubblici sia privati), ma anche le occasioni per una affollata movida notturna e anche tutte le attività culturali. Che sia solo il primo passo di una ‘stretta’ più severa?

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