I microbi potrebbero giocare un ruolo fondamentale nel combattere la crisi climatica. È l’intuizione di Tegan Nock, ex allevatrice di 32 anni che, in Australia, sta scommettendo sui microbi per tamponare gli effetti di decenni di agricoltura industrializzata sull’ecosistema. Nock ha sviluppato funghi microbici che, applicati al suolo, potrebbero non solo migliorarne la salute ma anche aumentare la capacità di immagazzinare carbonio. Se questa particolare tecnologia dovesse avere successo, gli agricoltori potrebbero avere uno strumento in più per affrontare gli eventi climatici più estremi e imprevedibili, come l’alternarsi di periodi di siccità e inondazioni.
Questa tecnologia basata sui microbi potrebbe essere capace anche di mitigare l’impatto ambientale del nostro sistema alimentare, che costituisce fino a un terzo delle emissioni di gas serra globali. Come ha raccontato al Financial Times Europe, nel suo passato da allevatrice Tegan Nock ha conosciuto i metodi agricoli conservativi o rigenerativi come l’assenza di lavorazione del terreno, la rotazione delle colture e la coltivazione fuori stagione per rafforzare il suolo. Da qui l’idea dei microbi capaci di fornire al terreno più del doppio di carbonio rispetto alle tecniche di agricoltura rigenerativa convenzionale. In che modo questa tecnologia può aiutare concretamente ad affrontare i cambiamenti climatici e gli eventi meteorologici sempre più estremi?
Microbi in agricoltura e cambiamenti climatici: meno fertilizzanti e dilavamento dei terreni
Microbi per lottare contro i cambiamenti climatici e migliorare la qualità del suolo: è l’intuizione di Tegan Nock per aiutare gli agricoltori a fronteggiare le crisi sempre più frequenti. Se un terreno è più sano, infatti, è in grado di trattenere maggiori quantità di acqua e di altri nutrienti, incrementando così la produzione e favorendo un’agricoltura più sostenibile. Ma non sarebbe tutto, perché quando i microbi aderiscono alle radici delle piante, il dilavamento che si verifica in caso di piogge e inondazioni è minimo, il che significa che gli agricoltori devono utilizzare meno fertilizzanti convenzionali. Una volta una volta applicati, inoltre, i microbi continuano a lavorare con la pianta e, a differenza dei nutrienti convenzionali, non necessitano di ulteriori applicazioni.
Molti coltivatori però hanno ancora delle perplessità di questa tecnologia basata sui microbi perché, a seconda del tipo di terreno e del clima, può essere costosa da implementare e può richiedere diversi anni per trasformare la qualità del suolo. Tuttavia, il Financial Times Europe sottolinea che i costi dei fertilizzanti sono alle stelle da quando il prezzo del gas, alla base dei fertilizzanti azotati, è aumentato vertiginosamente in seguito alla guerra in Ucraina.