L’Iran vorrebbe interferire con le elezioni presidenziali Usa 2024: a lanciare l’allarme è Microsoft, che in un recente rapporto di intelligence sulle minacce evidenzia come siano state intensificate le attività online che prendono di mira la campagna elettorale con un attacco di phishing via e-mail. Il gigante tecnologico ha rilevato che negli ultimi mesi sono state diffuse fake news e ci sono soggetti che si sono spacciati per attivisti, gettando le basi per fomentare le divisioni e provare a influenzare gli elettori americani in autunno, in particolare negli Stati in bilico.
L’Iran, che sarebbe stato attivo anche nelle recenti elezioni Usa, starebbe sviluppando le sue tattiche in vista di quella che si terrà a novembre e che chiaramente potrebbe avere implicazioni globali. Il rapporto in questione fornisce anche esempi precisi di gruppi di iraniani e delle azioni che sono state intraprese finora, ma nonostante ciò la delegazione iraniana alle Nazioni Unite nega tutto ciò, precisando di non avere alcun piano per interferire nelle elezioni presidenziali americane né di lanciare attacchi informatici. Il rapporto in questione non chiarisce quale sia la posizione dell’Iran, ma ci sono funzionari americani che in precedenza avevano lasciato intendere che l’Iran si opporrebbe in particolare a Donald Trump.
L’ipotesi è che ci sia anche la volontà di “vendicarsi” per un attacco di quattro anni fa ordinato dall’allora presidente Usa che prese di mira un generale iraniano. Tra l’altro in settimana il Dipartimento di Giustizia statunitense ha comunicato le accuse penali contro un uomo pakistano con legami con l’Iran che avrebbe ordito complotti per assassinare diversi funzionari, potenzialmente anche il tycoon.
I CASI CITATI DA MICROSOFT NEL SUO RAPPORTO
Il rapporto del colosso americano cita quattro casi di attività iraniane recenti che prevede aumenteranno man mano che si avvicineranno le elezioni presidenziali americane. Ad esempio, a giugno un gruppo legato alla Guardia rivoluzionaria dell’Iran ha preso di mira un alto funzionario della campagna presidenziale Usa con un’e-mail di phishing, inviandola da un account violato di un ex consigliere senior. Qualche giorno dopo lo stesso gruppo avrebbe provato a entrare in un account di un ex candidato alla presidenza, senza però riuscirci.
Inoltre, sono stati creati siti internet che si spacciano per siti di notizie con sede negli Stati Uniti, destinati a elettori di schieramenti politici opposti. Uno di questi ha insultato l’ex presidente, definendolo un «pazzo furioso», arrivando a insinuare anche il consumo di droghe. Ci sono poi gruppi iraniani che si spacciano per attivisti Usa, gettando potenzialmente le basi per operazioni di influenza a ridosso delle elezioni. Infine, a maggio un altro gruppo ha compromesso un account di un dipendente governativo in uno Stato in bilico.
ANCHE CINA E RUSSIA PROVANO A INTERFERIRE?
L’Iran in un comunicato inviato all’Associated Press ha fatto sapere che le elezioni presidenziali statunitensi sono una questione interna in cui non interferisce, precisando di non averne neppure le capacità informatiche, che peraltro si limitano ad essere difensive.
Il rapporto tira in ballo anche Russia e Cina, perché anche questi Paesi starebbero provando a diffondere messaggi divisivi in questa fase decisiva. Ad esempio, attori legati al Partito Comunista Cinese avrebbero approfittato delle proteste universitarie pro-Palestina e di altri eventi per provare a incrementare le tensioni politiche americane. L’azienda mette in guardia anche dall’uso dell’intelligenza artificiale all’estero per generare contenuti falsi in pochi secondi e creare così “armi” per ingannare gli elettori.
DONALD TRUMP: “IO NEL MIRINO DELL’IRAN”
Anche la campagna elettorale di Donald Trump ritiene che il tycoon sia nel mirino dell’Iran, infatti all’indomani della pubblicazione del report ha fatto sapere che alcune delle sue comunicazioni interne sono state violate, suggerendo di essere stata presa di mira da agenti iraniani. La notizia è stata confermata da Politico, che sabato ha rivelato di aver ricevuto via e-mail documenti della campagna, tra cui ricerche interne condotte sul senatore dell’Ohio JD Vance, scelto dal tycoon come vicepresidente in caso di ritorno alla Casa Bianca.
«Questi documenti sono stati ottenuti illegalmente da fonti straniere ostili agli Stati Uniti, con l’intento di interferire con le elezioni del 2024», ha dichiarato un portavoce della campagna del candidato repubblicano alla BBC. Politico ha dichiarato di aver confermato l’autenticità dei documenti, mentre la campagna del candidato repubblicano non ha fornito ulteriori dettagli né prove che colleghino la fuga di documenti agli hacker iraniani o al governo iraniano.
Il portavoce della campagna, Steven Cheung, ha dichiarato che il tentativo di hacking di giugno, menzionato nel rapporto, «coincide con la tempistica ravvicinata della scelta del candidato alla vicepresidenza da parte del Presidente Trump». Cheung è consapevole anche del motivo per il quale l’ex presidente sarebbe nel mirino iraniano: «Sanno che il Presidente Trump fermerà il loro regno del terrore proprio come ha fatto nei suoi primi quattro anni alla Casa Bianca».