Così come preannunciato durante lo scorso mese, sono scattati i licenziamenti dei dipendenti in casa Microsoft, una delle più note Big Tech, le grandi aziende di tecnologia americane. Nel dettaglio, come riferito dai colleghi di Hdblog.it, i licenziamenti hanno riguardato le divisioni che si occupano di Microsoft Surface, il noto laptop/tablet, quindi Xbox, la console videoludica, e infine HoloLens, il visore per la realtà aumentata. Nel dettaglio si parla di 617 dipendenti in meno nello stabilimento di Seattle, ma la riorganizzazione interna dovrebbe riguardare il 5 per cento dell’intera forza lavoro dell’azienda, quindi all’incirca 10mila persone.
Prospettive tutt’altro che rosee quindi ed è per questo che nel settore vi è una certa preoccupazione anche per quanto riguarda le possibili ricadute sulla produzione della stessa Microsoft. In merito al dipartimento di Xbox, i tagli dovrebbe concentrarsi in particolare sulla divisione marketing nonché all’interno di Xbox Gaming Ecosystem Group, una sottodivisione del settore Gaming dell’azienda. In Holones, invece, i piani sono alquanto particolari visto che Microsoft ha fatto sapere che per il momento la terza generazione del dispositivo VR non arriverà, ma si intende comunque impegnarsi su Hololens 2 e la realtà mista.
MICROSOFT, LICENZIAMENTI AL VIA: FUTURO INCERTO PER HOLOLENS
In ogni caso i dubbi degli analisti nei confronti del dispositivo sono legittimi sia per via della scarsa forza lavoro sia perchè al momento il pubblico ha risposto in maniera un po’ freddina allo stesso visore. Vero anche che Microsoft ha rifornito l’esercito degli Stati Uniti con degli Hololens modificati (IVAS), con un contratto da 480 milioni di dollari sottoscritto nel 2018.
Peccato però che il Congresso americano, dopo l’avvio della produzione degli stessi visori, abbia fatto marcia indietro bloccando l’acquisto di ulteriori 6.900 unità. In ogni caso i licenziamenti che stanno interessando Microsoft sono una “prassi” che sta riguardando molte altre grandi aziende americane, alla luce dell’esplosione durante la pandemia di covid e di un ritorno alla normalità che ha portato molti lavoratori ad essere un surplus che le Big Tech non vogliono continuare a mantenere.