I democratici hanno condotto la campagna elettorale per le elezioni midterm sostenendo che è in gioco il destino della democrazia negli Stati Uniti. Ma hanno anche insistito sul fatto che la disinformazione è una delle maggiori minacce in tal senso. Ma cosa fanno per risolvere questa crisi? «I miliardari democratici spendono decine di milioni di dollari per promuovere le fake news e manipolare gli elettori creduloni». L’accusa arriva da Matthew Foldi, un giornalista ed ex candidato al Congresso Usa nel Maryland, che ne ha parlato su Newsweek. Ha scritto, infatti, che i dirigenti dem hanno assunto ex giornalisti liberali per scrivere articoli contro i repubblicani nelle sfide decisive, circondando poi questi pezzi con contenuti non politici. Inoltre, hanno diffuso questa propaganda su varie piattaforme digitali, oltre che spedirla alle cassette postali degli elettori.
Nel mirino anche i donatori, tra cui George Soros e Hoffman, che stanno finanziando a detta di Foldi molte di queste «opache operazioni di informazione». Nella sua analisi ha citato anche David Brock (consulente politico e commentatore liberale americano che ha fondato il gruppo di controllo dei media “Media Matters for America”) e Tara McGowan (stratega politica e giornalista americana, co-fondatrice e CEO di diverse organizzazioni note per ingenti spese per la pubblicità digitale in preparazione alle elezioni), che «mettono in pratica ciò contro cui inveiscono».
“GLI SFORZI MEDIATICI DEI DEMOCRATICI”
Il primo ha lanciato American Independent, che sarebbe tutt’altro che indipendente a fronte del suo budget di 28 milioni di dollari che gli consente una «propaganda fisiologica». Stando a quanto riportato su Newsweek, «Facebook ha rimosso molte delle loro storie che sono state incrementate in Pennsylvania e Arizona per violazione dei termini pubblicitari della piattaforma». Per quanto riguarda Tara McGowan, la costellazione di Courier Newsroom copre otto Stati terreno di battaglia: Arizona, Florida, Iowa, Michigan, North Carolina, Pennsylvania, Wisconsin e Virginia. «La sua rete ha silenziosamente scatenato questa cassa di guerra sui social media, con una raffica di pubblicità negli Stati in cui Courier opera». Diversi candidati repubblicani sono finiti al centro degli articoli, eppure David Brock, Tara McGowan e i loro sostenitori affermano «che i loro sforzi mediatici non sono “fake news” perché non stanno fabbricando informazioni di sana pianta». Una tesi contestata da Matthew Foldi, visto che ottengono finanziamenti per fare campagna elettorale e usano il giornalismo come megafono. Non a caso dopo le elezioni del 2021 in Virginia, Independent ha condotto dei sondaggi per misurare se la ricezione dei giornali avesse avuto un impatto sul comportamento degli elettori. Un collaboratore si sarebbe vantato del fatto che i destinatari erano più propensi a votare per il candidato democratico alla carica di governatore.
“IL GIORNALISMO COME PUBBLICITÀ”
Invece, Tara McGowan ha previsto che ogni suo sito «abbini i contenuti originali e aggregati con le nostre attività di posizionamento pubblicitario e di targeting politico per distribuire queste storie a segmenti strategici di elettori prima, durante e tra i cicli elettorali». In altre parole, avrebbe speso milioni di euro con il “giornalismo come pubblicità” per spingere i candidati democratici. Matthew Foldi parla su Newsweek anche di un incontro segreto col capo dello staff della Casa Bianca, Ron Klain, quest’estate per discutere di come il presidente Joe Biden avrebbe potuto beneficiare della sua operazione. Non è mai emerso cosa sia stato discusso in quell’incontro. Ma si vocifera che Biden stia per benedire un gruppo chiamato “Future Forward” come suo Super PAC ufficiale. Alla fine delle elezioni del 2020, aveva condotto una campagna pubblicitaria televisiva e digitale da 100 milioni di dollari che metteva in risalto il “giornalismo” di Courier per aiutare Biden a essere eletto.