Mielite trasversa, questa la diagnosi che sarebbe stata fatta al volontario del vaccino AstraZeneca che ha accusato una reazione avversa. L’indiscrezione è stata lanciata dal New York Times, che cita una fonte anonima. Il partecipante alla sperimentazione, arruolato in uno studio con sede nel Regno Unito, ha riportato quindi una sindrome infiammatoria che colpisce il midollo spinale e che solitamente viene innescata da infezioni virali. La parola mielite indica una malattia neurologica in cui il midollo spinale si infiamma. Trasversale, invece, che colpisce completamente – cioè bilateralmente – un particolare segmento del midollo spinale. Il genetista Giuseppe Novelli, dell’Università Tor Vergata di Roma e della Fondazione Lorenzini, ha spiegato ad Agi che la mielite trasversa è «una infiammazione acuta della sostanza grigia e della sostanza bianca in uno o più segmenti adiacenti del midollo spinale, generalmente a livello toracico». In altre parole, la mielite trasversa è un’infiammazione al sistema nervoso spinale che può portare anche a gravi conseguenze, come disfunzioni motorie e sensoriali o paresi. Sulle cause di questa malattia al momento non ci sono certezze. Si sospetta che possa derivare da una reazione autoimmune.
MIELITE TRASVERSA: SINTOMI E CURE, DUBBI SU CAUSE
I sintomi della mielite trasversa variano da persona a persona, anche se più comunemente si avvertono dolori e formicolio, ma si può arrivare anche alla paralisi delle estremità (braccia o gambe a seconda del segmento interessato), in molte occasioni c’è anche il coinvolgimento della vescica e dell’intestino. Attualmente non esiste un trattamento curativo per la mielite trasversa, sebbene gli steroidi siano solitamente applicati al paziente per ridurre l’infiammazione della malattia. Sulle cause ci sono più dubbi che riscontri. L’ipotesi è che il sistema immunitario si sia scatenato contro i tessuti corporei, in quanto li percepisce come una minaccia. Il timore è che il vaccino dell’Università di Oxford abbia scatenato questo meccanismo, visto che si basa su un adenovirus di scimmia modificato per trasportare alcuni geni del coronavirus, dunque stimolare la risposta immunitaria contro il virus. «Gli adenovirus possono innescare le proprie risposte immunitarie, che potrebbero danneggiare il paziente senza generare la forma di protezione prevista», ha chiarito il genetista Giuseppe Novelli ad Agi. Ma non è neppure certo che la reazione avversa sia stata scatenata dal vaccino.