Migranti, la situazione rimpatri in Europa: nonostante la strategia attuata dai vari paesi con accordi tra stati africani e Ue per un maggiore controllo delle espulsioni e con intese per le riammissioni nelle nazioni di origine, emerge che ancora i numeri che riguardano i procedimenti accolti sono molto bassi. Dai documenti in possesso del Viminale inoltre è possibile risalire al quadro degli accordi bilaterali conclusi dall’Italia nei vari anni, con vari paesi, dall’area dei Balcani fino allo Sri Lanka, firmati a partire dal 1998 che sono ancora in vigore.
In totale sono 18, ma nessuno di questi, come sottolinea anche il Sole 24 Ore nell’analisi dei dati a disposizione, non hanno prodotto grandi risultati. Uno dei problemi riguarda in particolare i processi che si svolgono nei paesi di arrivo e che non si concludono sempre con il rimpatrio o l’espulsione. Anzi, viene portato effettivamente a termine solo il 25% delle richieste. In tutta l’Unione Europea infatti, e solo nel 2022, sono state 422,400 le decisioni, attuate però solo in un quarto dei casi.
Rimpatri migranti, la strategia del governo: “Più Cpr e accordi bilaterali per le esplusioni”
Dalle statistiche sui procedimenti di rimpatrio migranti effettivamente conclusi emerge che forse rafforzare le intese in questo settore non è la soluzione più immediata per arginare il fenomeno dell’immigrazione clandestina. E i dati lo dimostrano, anche il Ministro dell’Interno Piantedosi è stato costretto ad ammetter, commentando i numeri che “Non sono particolarmente elevati“.
Infatti fino ad ottobre 2023 sono stati soltanto 3960, poche decine in più rispetto al 2022, nonostante l’impegno strategico del governo. L’aumento dei Cpr, centri di permanenza però ha mostrato una certa efficacia, perchè come ha fatto notare il ministro in sede di audizione della Commissione Schengen: “Il 70% degli stranieri è passato per uno di questi centri dai quali circa il 50% è poi stato espulso“. Da qui un nuovo piano che include da una parte l’apertura di nuovi centri, e dall’altra la collaborazione con l’UE e con gli stati africani per rinforzare gli accordi sui rimpatri. Specialmente con la Tunisia, che accoglie circa il 70% di tutti gli espulsi ogni anno.