Continua il (neanche tanto velato) scontro ideologico e semi politico tra i giudici palermitani e il governo sull’attuazione del decreto Cutro per il respingimento semplificato dei migranti che illegalmente raggiungono il nostro territorio imbarcandosi in pericolosi – ed ancor più costosi – viaggi attraverso i mari su imbarcazioni fatiscenti: uno sconto che sembra essersi generato attorno alla decisione del magistrato Iolanda Apolostico che – oltre ad aver reso evidente il suo orientamento politico manifestando alcuni anni fa contro Matteo Salvini – ha deciso di ignorare e respingere i provvedimenti di espatrio in quel di Catania.



Mentre lo scontro sui migranti imperversava a Catania, nel palermitano si è proceduto alla costruzione – prevista, appunto, dal decreto Cutro – della struttura di Porto Empedocle nella quale i richiedenti asilo irregolari (e sprovvisti di documenti) possono essere sottoposti a fermo per i trattamenti alla frontiera ed avviati al percorso di espatrio: un passaggio – però – che richiede innanzitutto il via libera da parte del tribunale, nella sua specifica sezione dedicata all’immigrazione e alla protezione internazionale; ed è proprio in questo contesto che si ripete (più o meno identico) il copione che si è visto nei mesi scorsi a Catania.



I giudici di Palermo si oppongono al trattenimento dei migranti alla frontiera: “Può essere applicato solo in casi eccezionali”

Secondo dei dati citati da diversi quotidiani – infatti – in quel di Palermo da metà agosto (momento in cui si sono conclusi i lavori del Centro di Porto Empedocle) a questa parte le autorità hanno richiesto al tribunale complessivamente 74 fermi alla frontiera, dei quali solamente 10 sono stati accolti e tutti i restanti 64 (circa l’85%) sono stati ritenuti illegittimi: la conseguenza è che tutti e 64 i migranti protagonisti del rifiuto al fermo sono stati lasciati liberi di circolare per il nostro territorio.



Consci degli scontri che si sarebbero generati attorno ai loro dinieghi, i magistrati hanno spiegato che per nessuno dei 64 migranti era presenti “motivazioni sulla necessità di trattenimento, sulla sua proporzionalità” e sull’eventuale difficoltà ad ottenere “misure alternative” che non siano “di tipo coercitivo”; sottolineando peraltro che il trattenimento dei migranti nelle strutture alla frontiera può – coerentemente alla legislazione europea – in “circostanze eccezionali” e nel solo caso in cui sia “l’ultima risorsa”.