Sulla questione migranti in Albania, la Cassazione accoglie la richiesta della Procura e sospende tutti i provvedimenti dopo il ricorso del governo che attendeva la convalida degli ordini di trattenimento. La decisione è arrivata in attesa di una pronuncia da parte della Corte di Giustizia Europea in merito alla questione “Paesi Sicuri“, tema che sarà affrontato il prossimo 25 febbraio. Nell’ordinanza interlocutoria tuttavia, il giudice della convalida ha stabilito che la definizione, fatta in base a questioni di sicurezza interna e altri fattori per i quali un paese può essere considerato valido ai fini del rimpatrio dei migranti, spetterebbe comunque ai ministri, in particolare al ministero degli Affari Esteri in accordo con altri funzionari.
Questo per precisare che, l’organo Ue non può valutare singoli casi specifici ma soltanto nell’ambito di designazione di paesi terzi indicati come sicuri, quando effettivamente nel territorio non sussistono conflitti e violenze indiscriminate. Pertanto i giudici, non possono interferire con le norme comunemente applicate dall’Europa e dal governo, che ha il compito di analizzare poi le situazioni singole basandosi sulle motivazioni indicate dagli stessi migranti che chiedono protezione.
Migranti Albania, Cassazione sospende i provvedimenti dopo il ricorso del governo: “Sui paesi sicuri deciderà la Corte Ue”
La Cassazione sulla questione migranti in Albania decide di sospendere ogni provvedimento sulla convalida dei trattenimenti e rimpatri e rimanda la decisione alla Corte di Giustizia Ue nell’ambito della valutazione e designazione dei paesi sicuri. La sentenza, che è stata depositata oggi, precisa anche che i singoli giudici dovranno poi attenersi alle norme generali, che oltre che dalle istituzioni europee vanno stabilite dai ministri di governo, soprattutto nelle questioni singole. Sarà di competenza dei tribunali quindi soltanto valutare l’eventuale illegittimità dei presupposti quando viene in esame un caso specifico, ma bisognerà comunque rispettare i principi e le linee guida comuni identificate già dai paesi membri.
Nell’atto inoltre, si legge che: “Al dialogo tra giurisdizioni la Corte di Cassazione partecipa offrendo, nello spirito di leale cooperazione”. Quindi, in attesa della prossima pronuncia della Corte Ue e anche in futuro, i giudici nazionali dovranno applicare in linea generale le norme, e non potranno sostituirsi alle decisioni prese dal governo in materia di sicurezza, tranne in alcune eccezioni che potrebbero essere poi discusse, nel caso in cui nella richiesta del migrante ci siano particolari motivazioni personali che impediscono di fatto il rimpatrio in sicurezza.