Riparte anche la Piana di Gioia Tauro, ma ora i migranti si trovano in un limbo. Le giornate di lavoro dichiarate non sono sufficienti per ottenere il sussidio di 600 euro e chi ha permessi scaduti dal 31 ottobre non potrà richiedere il permesso di soggiorno. Il paradosso è stato ricostruito da Repubblica, che riporta quanto spiegano i sindacalisti ai braccianti riguardo la sanatoria: non contano le settimane e i mesi passati nei campi, ma quanto viene dichiarato in busta paga. Ma quasi mai corrisponde alle giornate di lavoro reali. Loro proveranno comunque a inviare le domande, anche perché così all’Inps arriveranno i numeri reali di questo esercito di invisibili che garantisce il funzionamento alla filiera agricola. Ma il problema è che le speranze di ottenere questo sussidio sono poche, quindi crescita rabbia e frustrazione tra i braccianti della Piana di Gioia Tauro. Per sopravvivere però si va comunque nei campi, a qualunque costo.



MIGRANTI, SANATORIA “MIRAGGIO” CON DL RILANCIO

Pensavano di essere considerati fondamentali, ma il provvedimento inserito nel decreto Rilancio ha deluso i braccianti, perché la maggior parte di loro resta tagliata fuori. Solo chi ha visto scadere i documenti dal 31 ottobre scorso ha modo di sperare in una regolarizzazione. Ma deve dimostrare di aver avuto in passato un contratto in agricoltura, allevamento e zootecnia, pesca e acquacoltura, oppure assistenza alla persona o lavoro domestico. Peraltro è un permesso a tempo: i braccianti avranno solo sei mesi di tempo per trovare un lavoro nei medesimi settori, come colf e badanti, poi torneranno ad essere irregolari. Le pratiche si potranno inoltrare dal primo giugno, si spera fino ad allora che sia tutto più chiaro. «Nei ghetti c’è tanta rabbia, tanta disillusione, perché è l’ennesima promessa che non viene rispettata. Qui c’è gente che sta e lavora in Italia da anni e rimane comunque in un limbo. Per lo Stato sono invisibili», ha dichiarato Ruggero Marra dell’Usb ai microfoni di Repubblica. Il paradosso nel paradosso è che questo “esercito” è cresciuto col decreto Sicurezza voluto dall’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini. «Ha solo clandestinizzato gente che qui stava da anni». Il problema riguarda anche chi lavora nella ristorazione, nel facchinaggio, nell’edilizia, nella sicurezza, nel commercio al dettaglio.

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