“GIUDICI NON SI SOSTITUISCANO AL GOVERNO”: COSA DICE L’ULTIMA (IMPORTANTE) SENTENZA DELLA CASSAZIONE
Mentre prosegue il braccio di ferro tra parte della magistratura (con l’ANM) e il Governo sul dossier migranti, in particolare sull’ultimo Decreto “Paesi Sicuri” per il caso Albania, un’importante sentenza arriva dalla Cassazione con Governo e opposizioni che fanno a “gare” per intentarsi la vittoria politica sulla vicenda. Cosa dunque ha deciso la Corte di Cassazione in risposta al rinvio pregiudiziale del Tribunale di Roma del Decreto governativo con cui erano stati modificati i Paesi sicuri proprio a fronte del “caso Albania”? La maggioranza esulta in quanto la Corte dà ragione sul tema di fondo, ovvero che un giudice non può pensare di sostituirsi agli atti politici in capo ad un Governo, «Non può neppure annullare con effetti erga omnes il decreto ministeriale».
Di contro, le opposizioni e l’ANM possono rivendicare un passaggio in cui viene ricordato che il giudice può valutare in autonomia in base ai singoli casi, sempre però attenendosi alle direttive della Corte di Giustizia Ue (da cui si attende nel 2025 una decisione definitiva in merito alla legge italiana sui “Paesi Sicuri”. In termini prettamente tecnici, la Cassazione ha intimato i tribunali a non «sostituirsi al Ministro degli Esteri» per gli atti politici, così come non può nemmeno “disapplicare” («annullare con effetti erga omnes») un decreto ministeriale come quello sui Paesi Sicuri adottato dal Governo Meloni dopo lo stop del Tribunale di Roma (sezione immigrazione) sul protocollo siglato da Italia e Albania sui centri di rimpatrio collocati extra UE. Se da Bruxelles – come dimostra la riunione prima del Consiglio Ue a cui hanno partecipato diversi Paesi interessati al metodo italiano sul tema migranti – si guarda con favore alla decisione del Governo Meloni, lo scontro con la magistratura permane ma ora si dovrà fare i conti con questa sentenza della Cassazione che in parte cambia le carte in tavola.
LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE SUI PAESI SICURI: UN “PUNTO” PER IL GOVERNO MELONI, IN ATTESA DELLA CORTE UE…
Entrando nelle pieghe della sentenza della Corte di Cassazione (presentata con ampi stralci sui diversi media nazionali, ndr), si scopre come un giudice ordinario ha sempre il dovere di tutelare i diritti fondamentali del richiedente asilo, ma solo in casi eccezionali può permettersi di disapplicare un Decreto del Governo, ovvero quando contrasti in maniera certa coi criteri legislativi Ue o nazionali. Nel caso specifico del ricorso su un migranti in arrivo dalla Tunisia, la Cassazione ha dato ragione al Viminale e al Governo in quanto il magistrato di Roma non può in alcun modo arrogarsi il diritto di una decisione politica legittima.
I giudici della Cassazione vanno però oltre e fissano un altro tema non da poco sottolineando come la questione interpretativa a cui è chiamato un giudice nel valutare i diritti dello straniero: deve tenere assieme il tema dei confini di una nazione ma anche «la dignità della solidarietà» che la Carta italiana protegge come fondamentale. È necessario dunque «armonizzare» i diritti con le sacrosante esigenze di di sicurezza di una nazione, sempre restando fermo che non può essere eliminato il tema chiave della «liberà personale», al pari degli altri diritti della Costituzione. Insomma, le opposizioni di sinistra valutano questa sentenza come conferma della controversia del Decreto Paesi Sicuri, mentre al Governo si saluta come una vittoria l’intervento dei giudici ermellini, dato che viene ribadito come non vi deve essere una “sostituzione” tra potere giuridico e politico, con il magistrato chiamato a «condurre una verifica caso per caso», rivendica il capogruppo FdI alla Camera Bignami.
In ultima analisi, la Cassazione ha comunque lasciato al giudice ordinario la decisione sui singoli casi dei richiedenti asilo, prevedendo un «un regime differenziato di esame delle domande di asilo per gli stranieri che provengono da paesi di origine designati come sicuri». Nel frattempo, la Commissione UE di Von der Leyen ha già fatto sapere di valutare per il 2025 una decisione a livello comunitario sul tema chiave dei “Paesi sicuri” dove rimandare i migranti cui non viene riconosciuto il diritto di asilo politico in Europa, seguendo proprio il modello italiano: il tutto però in attesa della sentenza della Corte di Giustizia Ue a cui rimandano ormai diversi ricorsi dall’Italia e dall’estero per una decisione definitiva (in mancanza di una legge unica comunitaria, ndr).