Era l’estate 2018 quando, nel pieno dell’emergenza migranti nel Mediterraneo che coinvolgeva in primis l’Italia del Governo Conte-1 e del Ministro Salvini (l’origine dei casi Diciotti, Sea Watch e Gregoretti, tanto per intenderci) colpiva l’intera Europa il caso della Spagna con gli assalti dei migranti al confine con la piccola enclave iberica in Marocco a Ceuta e Melilla. Ebbene oggi, dopo il respingimento attuato mesi fa (e tuttora in corso) del Governo spagnolo arriva una sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo – Corte CEDU, come sempre ricordiamo che non si tratta di un organo Ue ma di una istituzione a sé stante – che innalza le polemiche a livello europeo sul tema mai risolto delle crisi migratorie. La Corte di Strasburgo ha stabilito che la Spagna ha fatto bene a respingere due migranti richiedenti asilo al confine di Melilla e Ceuta: dalle motivazioni della sentenza, riportate da Il Post, si legge come il Governo spagnolo abbia la base giuridica per continuare la politica di respingimenti nell’enclave in Marocco noti in Spagna come «devoluciones en caliente». La sentenza è storica perché invece nel 2017 la stessa Corte aveva definito illegale tale tipo di politica quando al potere v’era il Partito Popolare di Rajoy.



SENTENZA CEDU: “SPAGNA PUÒ RESPINGERE I MIGRANTI”

Con l’attuale Governo di sinistra Sanchez-Podemos invece la base per il respingimenti è legittima e concessa (mentre ad esempio in Italia, con gli arrivi da Libia e Tunisia, è tutt’altro che permessa): il caso in specifico riguarda due migranti subsahariani che il 13 agosto 2014 a Melilla tentarono di entrare in territorio spagnolo “saltando” la valla, la protezione che divide il Marocco dalla Spagna già più volte negli anni contestata da organizzazioni umanitarie e Ong. Secondo la sentenza della Corte CEDU del 2017 «l’espulsione dei migranti aveva violato diverse norme internazionali, tra cui la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, perché era avvenuta nel momento in cui le persone arrestate ed espulse erano già entrate in territorio spagnolo». Ora però il Governo di Sanchez ha riportato come tesi a suffragio – dopo l’appello richiesto dall’allora presidente Rajoy – il fatto che i due migranti non sono stati espulsi (il diritto internazionale lo vieta, ndr) ma semplicemente “rifiutati alla frontiera” dato che il confine spagnolo non comincerebbe con la “valla” ma con la linea delle forze dell’ordine della Guardia Civil. La nuova sentenza invece ribalta il concetto di quella precedente: «non ci fu violazione delle norme europee e internazionali perché i migranti che tentarono di saltare la valla si misero loro stessi in una situazione illegale, perché provarono a entrare in territorio spagnolo «in forma non autorizzata», riporta il Post. Per la Corte infatti «non si può rendere responsabile lo Stato spagnolo della mancanza di ricorsi legali offerti ai due ricorrenti».

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