Doccia gelata per Emmanuel Macron: la Corte di giustizia dell’Unione europea boccia i respingimenti dei migranti da parte della Francia alle frontiere interne. La sentenza riguarda il ricorso di diverse associazioni umanitarie francesi, accolto dai giudici di Lussemburgo, secondo cui “la Direttiva Ue ‘rimpatri’ va sempre applicata, anche nel caso di controlli ai confini interni” ripristinati temporaneamente da uno Stato membro. La direttiva rimpatri cui si fa riferimento nella sentenza della Corte di giustizia Ue risale al 2008 e stabilisce norme e procedure comuni da applicare negli Stati membri al rimpatrio di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno sia irregolare, in conformità ai diritti fondamentali e al diritto internazionale. Secondo la Corte Ue, i migranti irregolari devono poter “beneficiare di un certo termine per lasciare volontariamente il territorio. L’allontanamento forzato avviene solo in ultima istanza“.
Il Consiglio di Stato in Francia aveva sollecitato i giudici europei a chiarire, nel caso in cui uno Stato membro decida di ripristinare temporaneamente i controlli alle frontiere interne, se lo stesso possa adottare o meno, “nei confronti del cittadino di un paese terzo che sia scoperto, privo di un titolo di soggiorno valido, ad un valico di frontiera autorizzato situato nel suo territorio e in cui tali controlli vengono effettuati, un provvedimento di respingimento sulla sola base del codice frontiere Schengen, senza dover rispettare le norme e le procedure comuni previste dalla direttiva rimpatri“.
LA SENTENZA DELLA CORTE UE SUL RICORSO DI ADDE
La Corte di giustizia Ue nella sentenza del 21 settembre, relativa alla causa di Avocats pour la défense des droits des étrangers (Adde) e altri, spiega che la direttiva rimpatri si applica “in linea di principio, a partire dal momento in cui il cittadino di un paese terzo, in seguito al suo ingresso irregolare nel territorio di uno Stato membro, è presente in tale territorio senza soddisfare le condizioni d’ingresso, di soggiorno o di residenza, e vi si trovi dunque in una situazione di soggiorno irregolare“. Questo vale anche se, nell’ipotesi in esame, “l’interessato sia stato sorpreso ad un valico di frontiera situato nel territorio dello Stato membro di cui trattasi. Una persona può infatti essere entrata nel territorio di uno Stato membro anche prima di aver attraversato un valico di frontiera“.
Anitta Hipper, portavoce per gli Affari interni della Commissione europea, durante un briefing con la stampa a Bruxelles, ha commentato la sentenza secondo cui i respingimenti di migranti irregolari effettuati dalla Francia dovrebbero essere usati solo come extrema ratio e non sistematicamente: “Ne prendiamo atto e monitoreremo, ma sta agli Stati membri assicurare il rispetto delle sentenze della Corte“.