L’accordo Ue sui migranti non convince tutti. In Austria, ad esempio, si ritiene che il compromesso raggiunto sulla riforma della gestione dei rifugiati non risolva le debolezze del sistema d’asilo europeo. Ne parla Die Presse, partendo dallo scetticismo di Polonia e Ungheria. “Si parla sempre di solidarietà. Se non accogli un migrante, vieni punito. Non possiamo spiegare ai nostri cittadini che accettiamo questo. Gli Stati membri non possono essere puniti per non accogliere i migranti. Quello che stiamo discutendo è, a nostro avviso, un passo indietro rispetto alla situazione precedente al 2015. I capi di Stato e di governo devono prendere una decisione“, ha dichiarato il sottosegretario di Stato polacco Bartosz Grodecki durante la parte dei negoziati trasmessa pubblicamente. Il riferimento è ai due nuovi regolamenti che entrano in gioco.
Il primo è quello sulla gestione dell’asilo e della migrazione, che prevede di creare equilibrio tra solidarietà e responsabilità: gli Stati dell’UE che si affacciano sul Mediterraneo dovrebbero, a differenza di quanto avviene attualmente, registrare in modo affidabile ogni richiedente asilo. In cambio, ricevono aiuti di solidarietà quando la corsa alle frontiere si intensifica e le loro autorità per l’asilo e i centri di accoglienza sono sovraccarichi. Chi non vuole accogliere i richiedenti asilo, deve pagare. In situazioni di crisi particolari, dovrebbe esserci una distribuzione obbligatoria tramite quote tra tutti gli Stati membri. Proprio questo era già fallito nel corso dell’anno di crisi 2015, ricordano in Austria. “Solidarietà e responsabilità non sono equilibrate in questa proposta. Siamo contrari a questa distribuzione obbligatoria. È un invito aperto alla migrazione illegale. Questa deve essere una decisione che devono prendere i capi di Stato e di governo“, protesta Bence Rétvári, ministro delegato dell’Ungheria. Anche il ministro dell’Interno italiano, Matteo Piantedosi, è scettico su questo aspetto: “Il sistema di redistribuzione ha fallito. I centri turistici sono diventati centri di migrazione“, ha detto riferendosi alle coste e alle isole dell’Italia meridionale.
PERCHÈ ACCORDO UE SU MIGRANTI È UN PASTICCIO
L’altra novità riguarda il regolamento sulle procedure di asilo, il cui obiettivo è creare una procedura uniforme all’interno dell’Ue per il processo amministrativo di concessione o rifiuto della protezione internazionale. Il fulcro è l’introduzione di procedure obbligatorie alle frontiere esterne dell’Ue. La Commissione ha proposto che i richiedenti asilo possano essere trattenuti fino a 12 settimane per verificare, con una procedura accelerata, se la loro domanda ha una realistica possibilità di successo. Se sono arrivati lì tramite un Paese terzo sicuro, le loro possibilità di ottenere asilo nell’Unione dovrebbero essere drasticamente ridotte. Eppure, secondo Die Presse, “né i drammi dei migranti in barca nel Mediterraneo né gli atti di violenza dei rifugiati riconosciuti nell’Ue saranno evitati da queste innovazioni“. Ad esempio, resta irrisolto il problema di cosa fare con i richiedenti asilo respinti alla frontiera dopo le procedure accelerate. Il giornale austriaco ricorda che “la loro espulsione fallisce già nella stragrande maggioranza dei casi a causa della riluttanza dei Paesi di origine ad accoglierli“.