Il governo Meloni incassa una bocciatura dall’Europa sul tema migranti. Non ci sarà una risposta concreta in tempi brevi. È quanto emerso dalla riunione del Coreper, il comitato che riunisce i Rappresentanti permanenti di tutta l’Ue. La questione è stata trattata a lungo, ma il risultato è stato netto e crudo per l’Italia: la soluzione formale potrebbe arrivare l’anno prossimo. Stando a quanto riportato da Repubblica, quanto dichiarato dal ministro francese Darmanin è quanto riferito in maniera riservata, cioè che il governo italiano è fermo.



Infatti, anche negli ultimi Consigli dei ministri Ue degli Interni era stata sollecitata a Roma la richiesta di formulare una proposta, un punto di partenza per la trattativa. L’attesa è stata vana, quindi una fonte diplomatica, citata dal quotidiano, ha spiegato che «il negoziato va inquadrato nell’orizzonte temporale di questa legislatura», che come noto si conclude nel maggio 2024. Non va neppure sottovalutato il fatto che potrebbe essere difficile assumersi il rischio di siglare un accordo sui migranti con l’avvicinarsi delle elezioni europee.



PERCHÉ UE BOCCIA GOVERNO MELONI SU MIGRANTI

Neppure dalla Commissione Ue è arrivato un segnale riguardo possibili svolte pratiche. «La Commissione invita tutti gli Stati membri a dialogare in maniera costruttiva sulle questioni delle migrazioni che sono questioni che riguardano tutti», ha dichiarato la portavoce di Ursula von der Leyen. Nei mesi scorsi da Francia e Germania era arrivato un messaggio chiaro a Roma: doveva presentare un’iniziativa che tenga conto dei “movimenti secondari“, i migranti che arrivano in Italia o in un altro Paese di primo approdo e poi si spostano altrove. Ma non è arrivato nulla. Il sospetto di Parigi e Berlino è che l’inerzia del governo Meloni sia legata alla volontà di continuare ad accogliere migranti per poi dirottarli verso nord. Un altro indizio è rappresentato dal fatto che l’Italia ha insistito sulla necessità di rivedere le regole di Dublino, focalizzando l’attenzione sui flussi primari, non su quelli secondari. A questo punto, è difficile intervenire pure al Consiglio europeo di fine giugno. Del resto, la conclusione della presidenza di turno, cioè della Svezia, è di rinviare tutto all’anno prossimo. Neppure il governo italiano, però, ha parlato.

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