I fondi per i rimpatri volontari dei migranti in Tunisia sono stati bloccati dal Consiglio di Stato, che come riportato da Libero Quotidiano ha accolto l’istanza presentata dagli avvocati dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) e ha passato la palla al Tar, a cui spetterà il compito di prendere la decisione definitiva nel più breve tempo possibile, dato che il progetto ha come scadenza il 28 febbraio 2025.
Il sospetto, avanzato dall’Asgi e ritenuto legittimo dai giudici, è che dietro a questo meccanismo ci siano delle “espulsioni mascherate” oltre che una violazione del principio di non-refoulement, che proibisce il respingimento di individui verso Paesi in cui potrebbero essere soggetti a persecuzione o violazioni dei diritti umani, soprattutto nei confronti di donne e bambini. In Tunisia, infatti, le persecuzioni dei migranti sono comuni, con tanto di tratte a fini sessuali e lavorativi. È per questo motivo che è stato deciso di sospendere in via cautelare il finanziamento di tre milioni di euro indirizzato all’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim).
Migranti, fondi per rimpatri volontari in Tunisia bloccati dal Consiglio di Stato: i timori
Il compito di comprendere la legittimità dei fondi per i rimpatri volontari dei migranti in Tunisia spetta adesso al Tar. È indispensabile fare chiarezza per mettere un punto ad una querelle che va avanti ormai da diversi mesi. Le politiche migratorie del Governo di Giorgia Meloni infatti hanno creato non poche polemiche. Tra le accuse c’è anche quella di non avere fatto alcuna verifica preventiva in merito alle condizioni in cui queste persone vivrebbero nel Paese di destinazione. Non esistono a tal proposito dei rapporti sula legislazione tunisina, che è piuttosto lacunosa in materia di richieste d’asilo.
Secondo l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), di fatto, i fondi per il rimpatrio “finiscono per il 90% con le spese dei voli che riportano i migranti nei Paesi d’origine”, al punto che la situazione torna ad essere quella di partenza. Non è di certo dunque la soluzione migliore per contrastare il fenomeno.