COSA SUCCEDE AL CONFINE TRA FRANCIA E ITALIA SUL CASO MIGRANTI

Mentre è riesploso lo scontro diplomatico tra Francia e Italia dopo le nuove dichiarazioni del responsabile del partito di Emmanuel Macron – che seguono quelle più “bellicose” del Ministro dell’Interno Darmanin – è ancora l’emergenza migranti a tenere in tensione i due Paesi “alleati”. Oltre al rafforzamento massiccio di forze dell’ordine al confine con Ventimiglia, dallo scorso 27 aprile sono giunti a Mentone diverse unità di 400 militari e 12 furgoni della Gendarmerie per vietare l’ingresso in Francia di migranti irregolari.



Da un lato dunque si attacca il Governo italiano per la «disumanità nell’accoglienza migranti» – accumunando Giorgia Meloni con la destra radicale francese – dall’altro però si rafforza la pressione anti-immigrazione a pochi chilometri dal confine italiano. Come riportano le fonti de “Le Figaro”, dal 1° gennaio, 9.737 stranieri “in situazione irregolare” sono stati sottoposti alla procedura di “non ammissione”: ergo, sono stati ricacciati indietro verso l’Italia. Da giorni infatti una dozzina di furgoni della Polizia mobile sono schierati davanti al posto di frontiera, «a riprova dell’arrivo dei rinforzi promessi dal governo francese», rileva ancora il quotidiano “Le Figaro”.



“IN FRANCIA MI HANNO CAMBIATO LA MIA ETÀ E MI HANNO RICACCIATO IN ITALIA”: LA DENUNCIA DI UN MIGRANTE

«Vorrei ribadire che l’Italia è un partner essenziale partner della Francia, che le nostre relazioni sono basate sul rispetto reciproco, e che daremo la priorità a e che favoriremo la consultazione e un dialogo sereno per continuare a continuare a lavorare insieme»: così negli scorsi giorni la Premier Elisabeth Borne aveva cercato di spezzare una lancia a favore della riconciliazione tra Francia e Italia. Tutto inutile visto quanto poi ribadito ancora da politici eminenti del Governo di Parigi: «Io credo che si utilizzi la politica degli altri governi per regolare i conti interni. Non mi sembra una cosa ideale sul piano della politica e del galateo, però ognuno fa le scelte che vuole fare», ha replicato oggi in visita ufficiale in Repubblica Ceca la Premier Giorgia Meloni.



Mentre la politica prosegue nello scontro diplomatico, resta il tema dirimente delle persone che al confine tra Francia e Italia si ritrovano come schiacciate: come ha raccontato negli scorsi giorni a “L’Indipendente” il migrante della Guinea arrivato a Lampedusa lo scorso 28 marzo con un barcone e fermato alla frontiera frontiera, «ho tentato di raggiungere Mentone prendendo un treno a Ventimiglia. I poliziotti francesi sono saliti sul treno, mi hanno chiesto i documenti e poi mi hanno fatto scendere, mi hanno lasciato tutta la notte in un container per poi respingermi in Italia questa mattina». Dopo il rilascio però i poliziotti francesi avrebbero registrato i dati anagrafici del rifugiato, cambiando la data di nascita: «Il poliziotto mi ha detto “non hai 15 anni, ne hai 20” e ha poi scritto una data di nascita inventata. non hanno voluto saperne nulla: decidono loro per te, quando sei nato, se sei un minore o no». I minori infatti andrebbero tutti accolti mentre in questo modo – e non da oggi, come denunciano da anni già diverse associazioni sui metodi usati da Parigi nella protezione” dei confini a Ventimiglia – è l’Italia a farsene carico. Polemiche intanto giungono anche da parte di legali e associazioni di assistenza migranti che transitano per il confine francese: «Il boom di migranti denunciato dai responsabili politici non corrisponde alla realtà sul terreno. Bisogna rivedere i numeri diffusi». A Radio 24 il vescovo della Diocesi di Ventimiglia-Sanremo, Mons. Antonio Suetta, ha spiegato come «vi sono delle violazioni più grandi, nei respingimenti e nelle modalità dei controlli. Nelle scorse estati diverse associazioni hanno denunciato la presenza di profughi in container e in condizioni disumane di diversi migranti in attesa dei controlli. Ma soprattutto i respingimenti dei minori, spesso con metodi poco rispettosi. Negli anni scorsi abbiamo anche avuto testimonianze di auto ‘civetta’ della gendarmeria francese che, entrati in Italia nell’entroterra, abbandonavano minori da soli. Credo che sia scorretto sia sul piano del diritto ma soprattutto anche su quello umano»