La rotta balcanica è una delle principali vie d’accesso all’Ue, infatti da anni il numero di attraversamenti regolari della frontiera è in aumento. La maggior parte dei migranti punta alla Germania, ma rappresenta un problema anche per l’Ungheria, il cui obiettivo dichiarato è “migrazione zero”. Non a caso il ministro tedesco dell’Interno Nancy Faeser è attesa a Röszke, non lontana dal confine con la Serbia, dove otto anni fa l’Ungheria ha eretto una recinzione lunga 165 chilometri e alta quattro metri per tenere lontani i migranti. Da allora le autorità avrebbero fermato quasi un milione di persone. Ma ora le reti di trafficanti di esseri umani si stanno facendo più consolidate.
La criminalità organizzata, infatti, controlla il business. La stessa Ungheria, che come quasi nessun altro Paese dell’Ue sostiene una politica migratoria radicalmente rigida, svolge un ruolo opaco, riporta Welt. Viktor Marsai, direttore dell’Istituto ungherese di ricerca sulle migrazioni (MKI), sospetta che molti arrivi nella regione non siano nemmeno registrati. «Devono essere decine di migliaia, perché se si guarda al numero di richieste di asilo nei Paesi dell’Europa occidentale, è molto più alto del numero di attraversamenti regolari della frontiera sulla rotta dei Balcani occidentali».
LA ROTTA BALCANICA E LE FALLE EUROPEE
La rotta diretta verso l’Ue inizia in Turchia, raggiunta in diversi modi da Iraq, Siria, Bangladesh, Afghanistan o Pakistan. Vi entrano tramite l’Iran, Tunisia o Marocco, dove i cittadini non hanno bisogno di un visto per entrare in Turchia. Da lì, spiega Welt, prendono un volo per Istanbul, poi una barca per un’isola greca o scelgono la via terrestre per la Grecia o la Bulgaria. Visto che negli ultimi anni il confine terrestre greco è stato pesantemente fortificato e le guardie di frontiera sono estremamente brutali, stando a numerosi rapporti, la rotta tramite la Bulgaria è diventata sempre più popolare. Anche lì c’è una recinzione, ma protegge solo alcune parti del confine ed è più facile da attraversare.
Il percorso è ancora pericoloso, ma viene seguito appunto con direzione Germania, che è la meta preferita, secondo un’indagine condotta l’anno scorso dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), un’agenzia delle Nazioni Unite. La Serbia è il punto di snodo della rotta balcanica. Le persone provenienti dalla Turchia vi possono ancora entrare senza visto. Tre anni fa, i migranti avrebbero trascorso in media 90 giorni nei Balcani occidentali, ma oggi sono meno di sette giorni, spiega Laura Lungarotti, coordinatrice per i Balcani occidentali dell’OIM. «Questo dimostra che la maggior parte di questi viaggi sono estremamente ben organizzati, molto probabilmente da trafficanti di esseri umani e contrabbandieri».
MIGRANTI E ROTTA BALCANICA, IL PROBLEMA UNGHERIA
I trafficanti si sarebbero insediati in varie città della Serbia settentrionale e la criminalità organizzata starebbe ora dominando ampi tratti della rotta balcanica, secondo quanto riportato dalle associazioni investigative WDR, NDR e Süddeutsche Zeitung, che citano ambienti della sicurezza tedesca. Ci sono poi migliaia di migranti che si accampano nella zona nella speranza di attraversare il confine con l’Ungheria. Alcuni prendono anche la deviazione tramite la Romania, perché non c’è una recinzione al confine con l’Ungheria e i controlli sono meno severi. Stando a quanto riportato da Welt, i “contrabbandieri” aspettano in veicoli per trasportare le persone una volta attraversato il confine. Un percorso conduce dall’Ungheria all’Austria, un altro tramite la Slovacchia e la Polonia fino alla Germania.
Il ruolo dell’Ungheria nelle questioni migratorie è a dir poco opaco. Infatti, non è possibile fare domanda di asilo sul territorio ungherese, motivo per il quale la Commissione europea ha avviato una procedura d’infrazione contro Budapest. Per il premier Orban la colpa dell’immigrazione irregolare è attribuibile all’Ue e alle sue politiche lassiste, mentre lui vuole garantire la legge e l’ordine in Europa. D’altra parte, quest’anno in Ungheria sono stati rilasciati 1.468 trafficanti di esseri umani, presumibilmente a causa del sovraffollamento delle carceri. Una domanda senza risposta è come mai quest’anno un numero relativamente alto di migranti sia riuscito a entrare in Slovacchia tramite l’Ungheria, nonostante la politica ufficialmente dura di Budapest.