Mentre la Francia esce dal programma europeo per la distribuzione volontaria dei richiedenti asilo dopo la controversia con l’Italia, la Germania resta fedele alle sue idee e ai patti, quindi conferma la sua grande disponibilità ad accogliere i rifugiati. Lo precisa Die Welt, spiegando che anche se per molti anni Berlino ha accolto un numero maggiore di migranti rispetto ai Paesi di primo arrivo sulle coste europee, il ministro dell’Interno Nancy Faeser intende rispettare il programma di redistribuzione europeo.
Ci sono, ad esempio, circa 10mila migranti da distribuire entro un anno: l’auspicio della Germania è che questo progetto pilota si sviluppi in una distribuzione permanente all’interno dell’Unione europea, ma la partecipazione a questo progetto è lenta. Infatti, gli Stati membri dell’Ue si sono impegnati finora per la redistribuzione di 8.500 migranti su 10mila. A parte Germania e Francia, gli altri Stati europei hanno voluto partecipare in minima parte o neppure lo hanno fatto. Il ministro dell’Interno a Die Welt ha dichiarato che il governo tedesco intende mantenere la promessa di accettare 3.500 migranti dal meccanismo di redistribuzione.
GERMANIA CON ITALIA “AIUTARE CHI FA SBARCARE”
La Germania, dunque, conferma il suo sostegno all’Italia sul tema migranti. “Continuiamo a sostenere il meccanismo di solidarietà verso gli Stati che permettono alle persone soccorse in mare di sbarcare. Questo vale anche per l’Italia, che ha permesso lo sbarco di tre navi. Continueremo a dare il nostro sostegno finché l’Italia si assumerà la responsabilità di accogliere le persone salvate in mare“, ha dichiarato il portavoce del ministero dell’Interno a Die Welt.
Il governo tedesco si è detto anche “lieto che sia stata trovata una soluzione per far sbarcare la nave Ocean Viking” ed è pronto ad “accogliere fino a 80 persone” della nave sbarcata nel porto francese, sempre “nel quadro del meccanismo di solidarietà“. Non manca un appunto dalla Germania: dalla premier Giorgia Meloni, che auspica una forte redistribuzione, si aspetta, ad esempio, maggiori rimpatri dei richiedenti asilo che proseguono il loro viaggio illegalmente, soprattutto verso il Nord Europa, ma “non avvengono quasi mai“.