MIGRANTI GERMANIA, L’ALLARME DI LAUTERBACH
La maggior parte dei migranti non sono solo violenti, ma ce ne sono molti che sono malati di mente: a denunciarlo è il ministro tedesco della Sanità, Karl Lauterbarch, in un’intervista a Stern Tv. In base ai dati che ha fornito, si evince che il 30% dei rifugiati arrivati in territorio tedesco hanno malattie mentali e sono affetti da psicosi.
Sono pure pericolosi, perché “molti sono pronti a usare la violenza“, ha aggiunto il ministro, secondo cui il problema della salute mentale tra i migranti non dovrebbe essere un tabù, ma anzi si dovrebbe procedere con diagnosi e cure.
Il problema c’è e va affrontato secondo Lauterbarch, che ne ha parlato anche alla luce di quanto accaduto ad Aschaffenburg, dove un rifugiato afghano con problemi mentali ha ucciso a coltellate un bambino piccolo e un uomo di 41 anni. Per il ministro tedesco i rifugiati vanno curati quasi con priorità, perché altrimenti “rappresentano un pericolo“, e ciò non può essere negato secondo lui.
LO SCONTRO SUL REGISTRO PER MALATI DI MENTE
In merito al regolamento sulle licenze da concedere, Lauterbarch sta pensando alla creazione di autorizzazioni per medici e psicoterapeuti. Ciò vuol dire che potrebbero ottenere l’abilitazione solo se cureranno i pazienti vulnerabili, come i rifugiati. La normativa dovrebbe essere approvata a febbraio in Germania e prevede l’obbligo di collaborazione.
Carsten Linnemann, segretario generale della CDU, dopo l’attacco di Magdeburgo al mercatino di Natale, ha chiesto che venga creato un registro per i malati di mente. Ma Leo Teigler, consulente per il lavoro sui traumi e l’assistenza psicosociale del BafF (gruppo di lavoro desco dei centri psicosociali per rifugiati e vittime di tortura), ha bocciato questa proposta, perché la trova “disumana” e “ricorda l’epoca nazista“, stando alle dichiarazioni rese a Taz.
Inoltre, ha ricordato che nel 2022 sono stati assistiti poco più di 25mila rifugiati nei centri psicosociali. Mettendo questo dato in prospettiva, “solo il 3,1% dei bisognosi potrebbe ricevere assistenza“. Ma Teigler ha anche spiegato che ci sono “molte persone che si ammalano veramente solo in Germania, che hanno già affrontato le loro esperienze traumatiche in modalità sopravvivenza e qui sviluppano solo sintomi“, che è un modo per dire che o si curano i disturbi o si rischia che il problema esploda.