Report 007: “Attesi 2 milioni di migranti nei prossimi 18 mesi”

I migranti sono da mesi al centro dell’agenda politica internazionale, grazie anche agli sforzi della premier italiana Giorgia Meloni che sta portando il dossier in ogni occasione istituzionale internazionale. Quest’estate, infatti, il volume degli arrivi illegali in Italia ed in Europa è cresciuto in modo importante, raggiungendo i livelli critici che si registrarono anche nel 2016 quando vi fu una delle ondate migratorie più intense degli ultimi decenni.



Tuttavia, quanto visto fino a questo momento potrebbe essere solamente un “assaggio” rispetto ai flussi di migranti con cui potremmo trovarci ad avere a che fare nei prossimi anni. Un recente rapporto dell’intelligence italiana, consegnato in queste ore sulla scrivania del sottosegretario del consiglio di ministri Alfredo Mantovano e del Viminale, infatti stima che nel prossimo anno e mezzo (ovvero 18 mesi) potrebbero arrivare in Europa fino a 2 milioni di migranti. Secondo gli analisti, l’area di maggiore traffico sarà quella del Sahel, oggi colpita da una pesante siccità, oltre che interessata da numerosi colpi di stato che ne aumento l’insicurezza per la popolazione.



Meloni invoca Bruxelles, ma l’UE è sempre più divisa

Insomma, la situazione dei migranti è tragica, ma secondo gli 007 italiani è solamente destinata a peggiorare ulteriormente, procedendo di pari passi con l’instabilità del continente africano. Non a caso la premier Giorgia Meloni da giorni cerca di ottenere il supporto tanto della Commissione Europea, quanto delle Nazioni Unite, chiedendo un’azione condivisa che parta dal sostegno agli stati africani per arrivare ad una collazione con questi ultimi sulla lotta ai trafficanti di esseri umani.

Dello stesso avviso sembra essere anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ieri, dalla Sicilia, parlando dei migranti ha detto che si tratta di “un fenomeno epocale che va governato con visione del futuro e non con provvedimenti improvvisati o tampone”, chiedendo di superare il cosiddetto accordo di Dublino. Tuttavia, ciò che sembra essere fin troppo evidente in Italia, non viene sempre correttamente compreso all’estero, con l’effetto che si è visto sull’accordo con Tunisi, bloccato da alcuni stati europei.