Il governo Meloni ha un piano per raddoppiare i Cpr (Centri di permanenza per i rimpatri) e affrontare l’emergenza migranti. L’idea è di usare ex caserme e container. La prima struttura a moduli sta per entrare in servizio a Maganuco, tra Modica e Pozzallo, in provincia di Ragusa. Ha 84 posti e sarà usata per rimpatri veloci di chi non può restare in Italia. A fine agosto è stata completata dai vigili del fuoco su ordine del ministero dell’Interno. Il complesso, sorvegliato dalle forze dell’ordine, è solo uno di quelli che il governo ha deciso di costruire. Altri ne saranno costruiti nelle prossime settimane, così come aree riservate con la stessa funzione ma dentro hotspot già esistenti. Stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, la macchina organizzativa è in moto da settimane.



Il ministero della Difesa riceverà dal Consiglio dei ministri l’incarico di fornire edifici da trasformare in Cpr e altre strutture dismesse da riqualificare fino a 18 mesi, che è il periodo massimo per le norme europee, in attesa che venga definita la loro posizione. Non sarà l’Esercito ad occuparsi della vigilanza, bensì polizia e carabinieri. In caso di responso negativo alle domande di protezione internazionale, per i migranti scatta il rimpatrio. L’obiettivo del Viminale è raddoppiare gli attuali dieci Cpr, che si trovano a Bari, Brindisi, Caltanissetta, Roma, Torino (attualmente chiuso), Potenza, Trapani, Gorizia, Nuoro e Milano, con capienza tra 50 e 200 posti.



MIGRANTI, IL PIANO DEL GOVERNO: REGOLE E PROCEDURE

Ci sono Cpr in precarie condizioni, altri in via di ristrutturazione. In ogni caso, ci sarà un Cpr in ogni regione grazie alle procedure semplificate previste dal decreto Cutro. I migranti irregolari con provvedimenti di respingimento o espulsione, esecutivi dopo la convalida del gip, saranno accompagnati nei Cpr e non potranno uscire. Il questore potrà disporne il trattenimento in attesa della decisione del giudice, dell’identificazione e del via libera del Paese in cui rimpatriarli. Questo discorso non vale per chi richiede la protezione internazionale.



Inoltre, è prevista una procedura accelerata per chi proviene da Paesi «sicuri», come la Tunisia: vanno trattenuti negli hotspot, ma se in gran numero nei Cpr. Secondo quanto riportato dal Corriere, la decisione sul rimpatrio dovrebbe essere presa in una settimana, ma è probabole che ne serviranno cinque. Il nodo sul tema espulsioni resta quello del via libera da parte dei Paesi d’origine ad accettare i rientro dei connazionali. Decisivi in tal senso sono gli accordi fra governi.