I migranti in Albania dovranno essere rilasciati e tornare in Italia: lo ha deciso il tribunale di Roma, in particolare la sezione immigrazione, non convalidando il trattenimento nel centro italiano di permanenza per il rimpatrio di Gjader. La notizia è stata confermata anche dagli avvocati di un cittadino bengalese richiedente protezione internazionale. Per i giudici, i Paesi da cui provengono gli stranieri – cioè Egitto e Bangladesh – non sono considerati sicuri, anche in virtù della sentenza della Corte di giustizia Ue, quindi dovranno tornare in Italia. Infatti, ritengono che la condizione di libertà potrà essere riacquisita solo nel nostro Paese, dove devono essere riaccompagnati.



I 12 migranti rientrano tra i 16 portati in Albania dalla nave Libra della Marina militare in due giorni, al costo di 20mila euro a migrante. Nell’ordinanza viene richiamata espressamente la sentenza europea del 4 ottobre scorso, in base alla quale un Paese, per essere ritenuto sicuro, non deve essere responsabile di persecuzioni, torture e discriminazioni in nessuna zona del suo territorio. Dunque, Egitto e Bangladesh non sono ritenuti tali e non si può applicare la procedura di frontiera, quindi “il trattenimento è privo di titolo“, hanno spiegato i legali Silvia Calderoni, Paolo Iafrate e Arturo Salerni. Come previsto dal protocollo, bisogna procedere col trasferimento dei migranti al di fuori dell’Albania.



MIGRANTI IN ALBANIA, GOVERNO VERSO IL RICORSO

Non essendoci i presupposti per la procedura di frontiera e il trattenimento dei migranti, non ci sono titoli per la permanenza degli stessi nelle strutture previste dal protocollo, in base al quale, se non viene convalidato il trattenimento e non c’è il titolo per restare nelle strutture albanesi, come nella fattispecie, allora la libertà può essere riacquisita dai migranti coinvolti solo attraverso le autorità italiane e al di fuori dell’Albania.

Se non ci sono alternative ammissibili dal punto di vista giuridico, spiegano i legali, allora il migrante riacquisisce la libertà tornando in Italia. A tal proposito, sottolineano che le autorità italiane hanno il dovere di riportare i migranti in Italia. Il governo, però, è pronto a fare ricorso, infatti il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a Piazzapulita aveva anticipato tale mossa dopo i provvedimenti dei giudici: “Noi tendiamo sul lungo periodo anche a sollecitare una giurisprudenza superiore, come la Cassazione“.



COME FUNZIONA PROTOCOLLO E COSA SUCCEDE ORA

Per ogni migrante portato in Albania la questura di Roma è tenuta ad emettere un decreto di trattenimento, poi il tribunale civile di Roma, che è competente in materia di immigrazione, deve procedere con la convalida, ma nella giornata di oggi ciò non è accaduto e al momento non è chiaro cosa accadrà ai 12 migranti, anche alla luce del fatto che la commissione territoriale che doveva esaminare le richieste con l’iter accelerato le ha rifiutate.

Quindi, come evidenziato dal Post, ora i migranti avranno una settimana per fare ricorso, ma comunque non è chiaro cosa accadrà, alla luce della decisione del tribunale di Roma. Il Corriere della Sera evidenzia come l’ordinanza odierna del tribunale di Roma, simile ad altre adottate altrove, mette a rischio l’impianto del piano Albania.

Sulla vicenda è già intervenuta la Lega con un comunicato ufficiale in cui critica l’ordinanza: “I giudici pro immigrati si candidino alle elezioni ma sappiano che non ci faremo intimidire“. Invece, Fratelli d’Italia accusa la “sinistra giudiziaria” di aiutare quella parlamentare. Il Carroccio fa anche notare che la decisione arriva “proprio nel giorno dell’udienza del processo Open Arms contro Matteo Salvini“, comunque l’ordinanza viene definita “particolarmente inaccettabile e grave“.